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Rinasce il Presidio Sciacchetrà delle Cinque Terre In evidenza

A tutela di un prodotto unico e dell'identità del territorio.

Domenica 26 febbraio in occasione della Slow Wine Fair, il rinnovato Presidio Slow Food si è presentato al pubblico. Un lancio importante, all'interno della conferenza “Vino e paesaggio: bellezza e cura” che si è svolta nell'Area centrale della fiera internazionale dedicata al Vino Buono Pulito e Giusto.

Insieme ai viticoltori delle Cinque Terre, si sono confrontati i produttori del Rancio Sec del Roussillon, piccola regione francese di cultura catalana che vede la catena montuosa precipitare a strapiombo nel Mediterraneo, all’altezza di Banyuls e l’esperienza della comunità Heritage Vines of Turkey, composta da viticoltori, cantinieri, winewriters ed educatori che mira a scoprire, mappare e far conoscere i vecchi vigneti e le varietà locali.

"Il rinnovato presidio è stato fortemente voluto da tutti noi attivisti - spiegano i componenti - All'inizio del percorso, tutti i produttori di Sciacchetrà sono stati convocati ed informati della possibilità di riattivare questo progetto ambizioso per il territorio e per tutta la comunità. Si è tenuto conto di osservazioni e istanze di tutti i viticoltori, aderenti e non. Dopo più di un anno di incontri, telefonate e riunioni, siamo orgogliosi di poter presentare questo grande risultato, auspicando porti beneficio e visibilità per tutta la comunità agricola delle Cinque Terre".

Il Presidio
Da almeno mille anni la viticoltura rappresenta l’attività agricola più rilevante delle Cinque Terre: alla fine del XIX secolo si raggiunse la produzione massima con 50 mila ettolitri di vino bianco da uve bosco, albarola e vermentino. Oggi non è più così. La popolazione in cinquant'anni è calata più della metà e le terrazze sono per il 95% abbandonate. Mantenere viva la viticoltura in quest’area significa preservare il paesaggio, stimolare i giovani a rimanere sul territorio e garantire un futuro a chi dedica la vita al lavoro della terra. Per ottenere questo risultato occorre produrre uno Sciacchetrà di altissima qualità, che spunti prezzi remunerativi sul mercato e che compensi le quantità minime. Il Presidio infatti tutela la lavorazione interamente manuale in tutte le fasi dell'anno: potatura, legatura, sfogliatura, ricostruzione dei muretti, vendemmia e pratiche di copertura; un lavoro che moltiplica in media 6 volte i costi di produzione.

E' la viticoltura che oggi consente al territorio delle Cinque Terre di sopravvivere: una viticoltura manuale, fatta di fatica e impegno per mantenere i muri terrazzati che letteralmente sostengono il comprensorio. Arginano i danni del dissesto idrogeologico, ospitano una biodiversità unica per ricchezza e donano bellezza, riconosciuta dall'UNESCO stesso che grazie a loro ha riconosciuto l'area quale patrimonio dell'umanità. Sono i viticoltori i custodi di tutto: identità, tradizione, bellezza. E' questo che la Fondazione Slow Food per la Biodiversità onlus vuole aiutare a preservare. La sfida per salvare la biodiversità non è una sfida qualsiasi. È la sfida per il futuro del pianeta e del genere umano.


Lo Sciacchetrà
Si produce principalmente con uve bosco, vitigno autoctono e caratterizzante, poste ad appassire lontano dal sole per oltre 70 giorni. Al termine dell’appassimento, quando gli acini sono ricoperti di muffa nobile, i grappoli sono diraspati, spesso ancora a mano, e pigiati per ottenere, alla fine del processo di vinificazione e affinamento in vasche in acciaio, in botticelle in legno o in anfore di terracotta, poco più di 20 litri da un quintale di uva. Quello che D’Annunzio cita come «quel fiero Sciacchetrà che si pigia nelle cinque pampinose terre» è un vino che si presenta con un bel colore dorato con riflessi ambrati. Al naso è intenso ed esprime piacevoli sentori di miele e in bocca è armonico, persistente, di buona struttura e con retrogusto mandorlato. È immesso sul mercato dopo almeno un anno di invecchiamento, ma può evolvere per oltre dieni anni.

 

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