Salta l'appuntamento più atteso dagli spezzini. Viste le restrizioni per l'emergenza coronavirus, a metà marzo non si svolgerà la fiera di San Giuseppe.
La conferma arriva direttamente dal sindaco Pierluigi Peracchini e dall'assessore Lorenzo Brogi, che in conferenza stampa a palazzo civico hanno illustrato le ragioni e i dettagli della decisione.
"Bisogna seguire l'evoluzione della situazione, non prendiamo ancora decisioni su eventuali rinvii - ha spiegato il primo cittadino - Stiamo dando la massima disponibilità ad Asl e Alisa per la ricerca di luoghi adatti per la quarantena. Anche in Liguria ci aspettiamo un picco del virus che finora non c'è ancora stato. Abbiamo deciso di rinviare di un mese anche le prove dei concorsi pubblici: questi sono gli effetti del decreto del presidente del Consiglio. Non c'è motivo di allarmarsi, con cautela e responsabilità supereremo anche questo momento".
Una decisione dettata dalla prudenza prima ancora che dalle disposizioni del governo, visto che i circa 600 espositori e ambulanti arrivano alla Spezia da tutta Italia. Non è ancora possibile ipotizzare un rinvio dell'evento: difficile individuare un periodo che riesca a inquadrarsi nel calendario dei concessionari e del Comune.
"Il decreto prevede una serie di interventi che vanno a toccare la vita di tutti i giorni - ha aggiunto Brogi - ma è molto confusionario in alcuni punti. Innanzitutto il sindaco non ha più potere di emanare ordinanze. L'attività agonistica continua: per attività agonistica si intende quella svolta da persone che hanno ricevuto l'opportuno certificato di idoneità agonistica: si potrà svolgere ma senza pubblico".
Ancora poco chiare, però, le indicazioni su altre attività come quelle di palestre e piscine, che secondo il decreto potranno continuare nel rispetto però della norma che impone un metro di distanza tra le persone: un'indicazione difficilmente rispettabile in molti casi. "La scelta di non dare disposizioni chiare al mondo dello sport ha scaricato sulle società dilettantistiche la scelta di svolgere o meno le attività. È una decisione badogliana, se ne sono lavati le mani: così le associazioni sportive sono in ginocchio".