Una lettera al Prefetto per chiedere al Governo italiano di prendere una posizione netta rispetto all'attacco al popolo curdo che ha garantito la tenuta rispetto all'aggressione dell'isis.
Anpi, Arci e CGIL questa mattina hanno organizzato un presidio di fronte alla Prefettura per sostenere a gran voce il popolo curdo ma soprattutto per chiedere con forza un intervento serio dell'Europa, che vada oltre alle semplici dichiarazioni.
"Un attacco della Turchia alla Siria ed in particolare al popolo curdo che ha garantito in questi anni un argine fondamentale all'Isis - ha dichiarato Lara Ghiglione (CGIL) - Ci vuole da parte dell'Europa una presa di posizione netta con atti concreti. Ci sono esiti drammatici sui civili, viene narrata la tipica situazione di attacco alla popolazione con feriti e morti. Un attacco che deve essere assolutamente sospeso. Tra le modalità per far sospendere l'attacco, oltre alle sanzioni, bisogna rivedere la possibilità di entrata in Europa della Turchia, che non rispetta neanche la convenzione di Ginevra".
Un'Europa che fino a qualche anno fa dibatteva sulla eventualità d'ingresso nel "circuito" europeo della Turchia, oggi si deve confrontare con chi sta attaccando i tanto elogiati difensori dell'estremismo, lo stesso estremismo che ha provocato morti anche nel cuore dell'Unione Europea.
Un'Europa che mai come in questi casi appare politicamente fragile: "La Turchia deve smetterla di bombardare il popolo curdo - ha rimarcato Stefania Novelli (ARCI) - Vogliamo sanzioni pesanti nei confronti della Turchia e l'impedimento di un suo ingresso nell'Unione Europea. L'Europa è debole, appare forte solo dal punto di vista economico nei confronti degli stati membri ma non è capace di avere una voce unica, questo è un esempio eclatante".
Uno strano cerchio quello che si è venuto a creare. Da una parte un alleato storico, gli americani, che battono la ritirata da quei territori nei quali i primi combattenti contro l'Isis, il popolo curdo, vengono lasciati soli a fronteggiare in questo caso un attacco dei turchi, dei quali si discuteva, fino a poco tempo fa, di un possibile ingresso nel sistema europeo.
"Prevale ancora una logica basata su interessi nazionali, finché non ci sarà un vero ruolo politico europeo che potrà dare risposte a questo genere di attacchi l'Europa rimarrà debole - ha sottolineato Giuseppe Basso (ANPI) - Vedo comunque qualche passo in avanti per delle posizioni unitarie. L'atto politico di bloccare la fornitura di armi alla Turchia è significativo. Insieme ad altri nel 2014 ho promosso in Oto Melara un incontro con Martin Schulz, all'epoca presidente del Parlamento Europeo, per la promozione di un esercito europeo e lui era d'accordo su questo punto. Parlando di Erdogan secondo me non credo esista in questo momento neanche la possibilità di pensare ad un potenziale ingresso della Turchia nell'Unione Europea".