Si rinnova l’accordo tra Confcommercio e Unpli, l’unione nazionale Pro Loco d’Italia. Il protocollo d’intesa mette nero su bianco i requisiti e le regole che le sagre devono rispettare anche al fine di far convivere meglio queste manifestazioni con le attività dei ristoranti del territorio. Obiettivo dell’accordo, che nasce nel 2010, quello di trovare il giusto equilibrio tra commercio e appuntamenti della gastronomia tradizionali, che devono essere organizzati nel rispetto di normative che esistono ma che troppo spesso vengono ignorate. «Negli ultimi anni si è registrato un incremento notevole di appuntamenti con le sagre paesane organizzate da gruppi e associazioni prive dei requisiti minimi – ha detto Giorgio Antognoli, presidente Unpli -. Un esempio? Nello statuto di un’associazione deve essere prevista la possibilità di organizzare una sagra. Purtroppo accade spesso che queste feste paesane vengano organizzate anche qualora lo statuto sia privo di questa opportunità. Si sono in oltre verificati casi in cui un prodotto non tipico venisse spacciato per specialità.
Le sagre devono essere rappresentative di tradizioni alimentari come quella dell’uva di Vezzano, del fungo di Tavarone o delle acciughe di Monterosso, tanto per citarne alcune. Diverso è qualora nell’entroterra venga organizzata una sagra dell’acciuga o in un luogo di mare la sagra del fungo. Questo non va bene». La richiesta di Unpli e Confcommercio è che Regione Liguria si doti di un regolamento e che questo venga fatto rispettare, proprio come accaduto di recente in Toscana e in Lombardia. Una cosa è la sagra, un’altra la ristorazione a cielo aperto. Tra le regole l’impossibilità che l’organizzazione di un evento di questo tipo venga affidato a soggetti differenti da quelli previsti dallo statuto. I proventi devono inoltre essere utilizzati solo per i fini statuari dell’associazione che li promuove. «Nessuno ce l’ha con le sagre per partito preso – ha specificato Roberto Martini, direttore di Confcommercio Imprese per l’Italia La Spezia – ben vengano quelle vere, che valorizzano la tradizione gastronomica e la tipicità. Le vere sagre fanno bene bene al territorio, anche sotto il profilo turistico. Il problema sono i tanti, troppi eventi, nati per finanziare questo o quel soggetto oppure semplicemente per fare cassa lucrando su un’attività che, invece, dovrebbe essere propria dei ristoranti. Serve un regolamento regionale che metta fine all’uso improprio di sagre, che oltre a creare concorrenza sleale con le imprese, rischiano di dare un’immagine negativa del territorio qualora organizzate da persone prive della professionalità richiesta».