Questa mattina nella sala all’undicesimo piano del palazzo della Regione, in via Fieschi 15 a Genova, nell’ambito dell’incontro “Tutela volontaria e affido famigliare per la promozione dei diritti di minorenni soli”, il Garante regionale per i diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, Francesco Lalla, ha annunciato l’avvio dei corsi formativi aperti alla cittadinanza per aspiranti tutori volontari di minori stranieri arrivati in Italia non accompagnati. Il primo dei due corsi si terrà già nel mese di ottobre, l’altro seguirà a ruota. La nuova figura è introdotta dalla legge nazionale numero 47 del 7 aprile 2017, che assegna al Garante il compito di gestire direttamente il “reclutamento” e la formazione dei tutori.
Il presidente del Consiglio regionale Francesco Bruzzone ha aperto l’incontro portando i saluti dell’Assemblea Legislativa e ha ringraziato tutti coloro che si sono impegnati per dare tempestiva attuazione alla legge nazionale, che ha istituito la figura del tutore: «Quando si parla di minori – ha detto – tutti quanti dobbiamo impegnarci personalmente».
«Siamo stati chiamati ad un ruolo delicato ed impegnativo e ci aspettiamo che i ragazzi affidati ai tutori trovino in Italia la loro strada» ha commentato Lalla, sottolineando che la legge non prevede “filtri” all’azione del Garante, attribuendogli responsabilità dirette. «Ci siamo attivati da subito nel dare attuazione alla legge» ha precisato il garante, evidenziando che la Liguria è stata una delle prime Regioni ad emanare il bando, che resta aperto, e al quale hanno già risposto circa una cinquantina di liguri. «Si tratta di un numero importante – ha detto Lalla – considerato il fatto che il volontario si assume a titolo assolutamente gratuito responsabilità alle quali si può far fronte soltanto con una forte motivazione». Spettano, infatti, al tutore numerosi compiti, quali quelli relativi alle scelte scolastiche e lavorative del giovane e più in generale quelle che riguardano i processi di integrazione. Al momento i minori non accompagnati presenti in Liguria risultano essere 258 e in prevalenza si tratta di ragazzi in età compresa fra i 16 ed i 17 anni. Va precisato – come è stato detto questa mattina – che di norma il minore, anche se assistito da tutore volontario, resta affidato ai servizi sociali (fondamentale la figura degli assistenti sociali) e resta a vivere nei punti di accoglienza. E’ però possibile l’affido al tutore, se il ragazzo ne fa richiesta alle previste condizioni di legge, ovvero a seguito di relazione del Servizio sociale competente e dell’autorizzazione da parte del Giudice Tutelare.
Anche il lavoro di formazione dei tutori è inserito nel progetto “Liguria: Cornice solidale per una accoglienza attiva”, a sua volta compreso nel programma “Elfo” (cofinanziato dall’Unione Europea), illustrato oggi nel dettaglio e che amplia ed estende a tutta la regione l’esperienza precedentemente avviata con il Comune di Genova. Al progetto collabora “Defence for Children intenational”, come ha evidenziato Dario Arkel, responsabile dell’Ufficio del Garante per i minori, che, nell’illustrare l’iniziativa di accoglienza attiva, ha ribadito: «Si vuole offrire al ragazzo la libertà di responsabilizzarsi, egli potrà decidere di continuare l’esperienza avviata nel nostro Paese e con il tutore medesimo anche oltre i 18 anni (e fino a 21 anni, ndr), nel caso il progetto individuale educativo-formativo e quindi lavorativo non sia stato ancora compiuto». Arkel nel puntualizzare «l’applicazione estensiva della legge, che non stoppa necessariamente i suoi effetti con il raggiungimento della maggiore età del ragazzo», ha evidenziato «l’elevato valore sociale del progetto di tutela volontaria affidata a singoli soggetti volontari direttamente dalla Pubblica Amministrazione».
Francesco Mazza Galanti, presidente della Sezione famiglia del tribunale di Genova, a proposito di tutori, ha evidenziato che «una persona motivata e formata può tentare un aggancio con i ragazzi non accompagnati che hanno una presenza “ondivaga” sul territorio, rafforzando così la possibilità che il giovane si fermi». Ha quindi ribadito la necessità di una riforma che consenta di estendere la tutela sino ai 25 anni, in via transitoria anche con la creazione dell’amministrazione di sostegno, un istituto previsto dall’ordinamento per far fronte alle fragilità. In generale, nel commentare il progetto, Mazza Galanti ha detto: «Dobbiamo muoverci in quest’ottica, se vogliamo puntare ad una inclusione di questi giovani e non ad una loro marginalizzazione e questo anche per evitare conseguenze terribili sul piano dell’rodine pubblico. Dobbiamo evitare di creare cittadini estranei, che non hanno diritti e che potrebbero essere catturati da idee avventurose di stampo terroristico ».
«Grazie a questa legge - ha dichiarato Paola Cermelli, presidente dell’ordine degli assistenti sociali della Liguria – si raggiunge un’effettiva parificazione dei diritti dei minori». Secondo Cermelli la nuova figura del tutore attribuisce un ruolo ancora più strategico agli assistenti sociali degli Enti locali con cui si crea una prima connessione. «Questa nuova normativa – ha aggiunto – mette ordine anche sulle funzioni fino ad ora esercitate da tutore», spiegando che fino ad oggi questo ruolo era affidato ai pubblici amministratori, ma ha ammonito: «La rete dei servizi, però, non funziona da sola ma è indispensabile che qualcuno faccia il lavoro operativo su questa rete perché, senza un reale tessuto, non ci sarà l’effettiva parificazione dei diritti dei minori».
Delia Bucarelli, dirigente dell’Ufficio immigrazione della questura di Genova, ha illustrato il ruolo svolto fino ad oggi dagli organi di polizia rispetto all’accoglienza dei minori stranieri per la loro identificazione, per le pratiche relative alla richiesta del permesso di soggiorno o di asilo, e di ricongiungimento famigliare. «L’applicazione di questa legge - ha dichiarato – ci consentirà di avere una conoscenza diretta di chi si occupa del minore attribuendo, dunque, una grande rilevanza ai rapporti personali, che io ritengo molto importanti».
Pippo Costella, presidente del Defence for children International, ha compiuto una panoramica sulla progressiva applicazione della legge in tutte le regioni italiane e ha espresso apprezzamento per la nuova normativa: «La tutela deve trovare la sua centralità nelle istituzioni e nella cittadinanza attiva. Questa legge – ha aggiunto - dà l’opportunità di creare un intreccio di competenze che fino ad oggi in certi casi non c’è e permette a noi adulti di pensare al fenomeno migratorio in modo diverso, perché ogni ragazzo ha la sua storia personale». Costella ha apprezzato il fatto che la normativa prevede un tutore che «non è uno specialista, ma un cittadino attivo che crea delle relazioni con il minore e intorno a lui».
Tanto Lalla quanto Arkel hanno evidenziato il supporto e la piena collaborazione fornita al garante da Regione e Consiglio regionale, ritenendo inoltre decisiva la collaborazione paritetica dei Comuni (Servizi Sociali) e del CROAS Liguria, Ordine degli Assistenti Sociali di Liguria, dei Giudici Tutelari e del Tribunale dei Minori.
In chiusura dell’incontro sono intervenuti amministratori locali, rappresentanti di diverse prefetture liguri e aspiranti tutori che hanno raccontato le personali motivazioni della scelta di partecipare al bando.