“Care concittadine, cari concittadini, associazioni, autorità civili, militari e religiose presenti,
anche questo 25 aprile, siamo qui davanti al Monumento della Resistenza per commemorare il 78esimo Anniversario della Liberazione d’Italia dal nazifascismo, per ricordare il sacrificio di molti e per guardare al futuro delle nuove generazioni con l’impegno di costruire per loro un mondo sempre migliore.
Quest’anno ricorre anche la nascita del Comitato di Liberazione Nazionale, costituito 80 anni fa per combattere l’occupazione tedesca e il nazifascismo. Italiani e non solo, di estrazione culturale e sociale differente, con ideali distinti, che si sono uniti senza mai darsi per vinti, legati tra loro in quei valori comuni che sono le fondamenta della nostra repubblica.
Il 25 aprile è il giorno in cui si celebrano la libertà, la pace, i diritti e l’uguaglianza. Una delle date più importanti del nostro calendario civile. Non è solo il giorno in cui si ricordano l’odio e le atrocità del passato, ma quello in cui si esaltano valori puri che hanno portato i nostri nonni, i nostri padri, a lottare per una libertà che oggi è il nostro patrimonio più importante.
Il 25 aprile è la data che segna l’inizio di un percorso che ha portato alla nascita della nostra Repubblica. L’Italia, da quel giorno, ha avuto la forza di cambiare il proprio destino, rinascere democratica, saldarsi sul testo di una Costituzione unitaria e condivisa. Per questo, anche dopo 78 anni, non va mai dimenticato che la libertà che viviamo tutti i giorni e a cui siamo abituati, che a volte diamo per scontata, è stata pagata a caro prezzo. Tante vite di giovani, come quelli che arrivarono da paesi lontani con le truppe alleate, furono il tributo più elevato per riportare la pace sul suolo europeo.
Militari, donne e uomini della Resistenza, hanno combattuto, fianco a fianco, sognando un futuro migliore, più giusto, più umano e a tutti loro deve andare il più forte sentimento di gratitudine.
In tutto il territorio spezzino ci sono stati esempi di grande eroismo, compiuti da singoli o da intere comunità. I cippi ed i monumenti che incontriamo nei borghi spezzini ce lo ricordano, con i nomi di chi scelse di opporsi ai totalitarismi. Alle formazioni partigiane, a quelle del nostro corpo di liberazione che combatté con le truppe Alleate schierate in battaglia, si accompagnano tanti episodi spontanei, il più delle volte poco noti, che sono anch’essi Resistenza.
Donne, uomini e giovani bambini, militari e civili, religiosi, del nostro territorio che si sono battuti sfidando il nemico a viso aperto, scioperando, aiutando gli Alleati, i fuggiaschi, prendendo la armi per salire nelle sulle montagne della Val di Magra e della Val di Vara, fermando le fabbriche o non consegnando navi e caserme alle truppe naziste. Lo fecero semplicemente dicendo NO.
Il 25 aprile è la nostra festa, la festa di questa città che da sempre è antifascista. La nostra provincia è tra le istituzioni italiane decorate della medaglia d'oro al valor militare per la sua attività nella lotta partigiana e questo perché gli spezzini seppero resistere alla barbarie senza cedere alla disperazione, senza smettere mai di credere in quel domani di pace e libertà che è il nostro oggi. Si legge nella motivazione: “fucilazioni, martiri, deportazioni, saccheggi e distruzioni non scossero la fierezza del suo popolo”, e questo è l’insegnamento più importante che ci arriva da chi ci ha preceduto.
La Città della Spezia, già medaglia d'argento al valor militare, è stata insignita anche della medaglia d'oro al merito civile “per particolari iniziative e atti umanitari, nell'accogliere e assistere i profughi ebrei scampati ai lager nazisti che intendevano raggiungere, via mare, la terra promessa. Ammirevole esempio di fratellanza umana e di solidarietà tra i popoli”, come si legge nella motivazione. In quegli anni difficili, drammatici, segnati dall’odio, gli spezzini seppero chiaramente, sempre, da che parte stare. Seppero lottare per conquistare il diritto ad essere liberi, il diritto alla democrazia, ma seppero anche non perdere mai la speranza.
Nei prossimi giorni saremo a celebrare anche quello che gli spezzini seppero fare per aiutare i superstiti dell’olocausto nel tentativo di raggiungere una nuova patria. Fu un esempio importante che la popolazione di questa città seppe dare al mondo. La vicenda dell’Exodus è una parte fondamentale della nostra storia, tanto che, in Israele, il nostro territorio è conosciuto come “Porta di Sion”.
Abbiamo il dovere morale di impegnarci per sensibilizzare la cittadinanza e le generazioni future, non solo nelle ricorrenze e nelle celebrazioni istituzionali. Per questo presto riconsegneremo alla città il rifugio antiaereo di Galleria Quintino Sella: un luogo dove gli spezzini hanno vissuto la tragedia di una guerra in casa.
La testimonianza dei giorni più bui, come il bombardamento del 18 aprile del 1943, che devastò la città, deve essere un’occasione di riflessione per noi che non li abbiamo vissuti, ma deve anche essere un monito per chi verrà dopo, per cercare di insegnare loro che ogni giorno serve impegnarsi perché non vi sia mai più una guerra.
Lo facciamo in un momento storico difficile, in cui si combatte anche nel cuore dell’Europa, in cui le città sono devastate, i bambini muoiono e le popolazioni civili sono segnate da drammi atroci. Al giorno d’oggi le guerre sono ancora una realtà tragica del nostro territorio, anche se con il nuovo millennio non si manifestano molto diversamente rispetto ai conflitti che sono stati i protagonisti del Novecento. Si combattono con nuove tecnologie, nuovi attori, nuove tattiche, nuovi rapporti politico-economici.
Non si può celebrare il 25 aprile senza rivolgere un pensiero a tutte le popolazioni che stanno soffrendo sia in Europa che in tutto il mondo. Oggi la globalizzazione, in un mondo sempre più veloce, ci chiede di affrontare altri conflitti che non si combattono solo con le armi sul campo di battaglia, ma non per questo sono meno feroci e meno drammatici. Il prezzo è ancora alto ed a pagarlo sono i più deboli, gli indifesi, i più fragili. Abbiamo il dovere morale di non essere spettatori, ma di essere parte attiva di un cambiamento, di scegliere da che parte stare e di agire di conseguenza.
C'è ancora bisogno del coraggio che ebbero quelle donne e quegli uomini settantotto anni fa. Perchè ogni giorno siamo chiamati ad agire, senza attendere che altri lo facciano per noi. Perché i valori ispiratori che animarono i cuori e le coscienze di quelle persone sono validi oggi come allora. Dobbiamo fare esperienza di tutto questo e farne un carattere di identità. Quello spirito di comunità che ci ha resi forti e migliori nei momenti di svolta. Il nostro 25 aprile è tutto questo.
Non dobbiamo mai dimenticare che la libertà e la pace sono un patrimonio fragile, un dono da difendere con coraggio e sacrificio, ricordando che solo ieri in tanti diedero molto, anche la vita, per pagarne il prezzo e per restituire all’Italia l’indipendenza nazionale, la democrazia e la libertà!”.
Pierluigi Peracchini
sindaco della Spezia