“Dopo due anni di pandemia uno speciale ringraziamento va al sistema sanitario della nostra regione. Ora però si tratta di mettere insieme tutto quello che abbiamo imparato, la cosa peggiore che potremmo fare è lasciare passare la pandemia senza aver fatto tesoro prezioso di quanto accaduto sia in termini di collaborazione tra le istituzioni del paese sia in termini di collaborazioni tra sanità, Protezione Civile, Università, medicina ospedaliera, medicina territoriale, che è anche all’origine del Pnrr. Penso che siano stati due anni duri ma questi due anni ci hanno detto che siamo in grado di reggere e avere le risorse necessarie per reagire. Ora dobbiamo recuperare il tempo che ci è stato sottratto e rimboccarci le maniche per regalare a tutti un futuro migliore”. Così il presidente di Regione Liguria al convegno 'Il contributo della Regione Liguria alla ricerca per il contrasto alla pandemia da covid-19”.
"Grazie alla sinergia tra istituzioni locali, Università e strutture sanitarie, Genova e la Liguria sono un modello non solo nazionale sulla ricerca per il contrasto alla pandemia da Covid-19. Il convegno di oggi - dichiara l'assessore alla salute del Comune di Genova Massimo Nicolò - ha raccontato il contributo dato dal nostro territorio nella lotta contro l'emergenza sanitaria che, alla logica della cura, deve necessariamente aggiungere quella della prevenzione: un obiettivo che traguarderemo grazie alla collaborazione ed all'unione di intenti tra il mondo accademico, della medicina e della politica".
“Negli anni pandemici le diverse Istituzioni regionali, il Sistema Sanitario Regionale, Università, Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente hanno interagito in modo sinergico coordinando progetti di rilevante interesse nazionale e internazionale – ha spiegato Alberto Izzotti, professore di Igiene all’Università degli Studi di Genova -. I risultati raggiunti dagli enti regionali sono così diventati un punto di riferimento nazionale ed internazionale per quanto riguarda la cura, la profilassi specifica, la profilassi aspecifica ed il monitoraggio ambientale della malattia da Covid-19. La sinergia dimostrata dalle strutture di ricerca coinvolte rappresenta un modello organizzativo virtuoso che ha dimostrato l’efficienza e l’eccellenza di Regione Liguria”.
“Siamo molto soddisfatti del lavoro sviluppato da Arpal in questi anni di lotta al Covid – spiega Rosella Bertolotto, Direttore Scientifico dell’Agenzia –. E’ stata sviluppata una nuova attività e fornito un contributo scientifico alla lotta contro la pandemia; senza dimenticare che sarà possibile, in futuro, ricercare altri virus eventualmente presenti nelle acque reflue”.
“Con grande orgoglio – ha spiegato Matteo Bassetti, responsabile Dipartimento interaziendale regionale di Malattie Infettive e direttore della Clinica di Malattie Infettive dell’Ospedale Policlinico San Martino - oggi possiamo dire che il modello Genova, nella cura e gestione dei casi Covid, ha fatto scuola e non soltanto a livello italiano. Siamo al primo posto in Italia per la produzione di efficaci articoli scientifici dedicati all’argomento ma soprattutto quarti addirittura in Europa. E il merito non va ascritto alla sola Clinica di Malattie Infettive dell’Ospedale Policlinico San Martino, ma all’intero sistema sanitario ligure, che ancora una volta, durante una criticità e un’emergenza – l’ennesima che questo territorio ha dovuto affrontare – ha risposto presente! Un lavoro di squadra, che ha coinvolto, medici, infermieri, oss, assistenti, la politica, tutti si sono compattati per uscire da questi due anni e mezzo di super lavoro e sofferenza. La ricerca scientifica è stata essenziale durante tutte le ondate, lo studio del Covid ci ha permesso di studiarlo, di sperimentare nuovi farmaci, di ridurre la mortalità con il passare del tempo. Numerose sono state le nostre intuizioni, che ci hanno portato a partecipare attivamente perfino alla stesura delle linee guida italiane per la gestione del Covid. A livello nazionale si parla di “modello Genova e Liguria” per la gestione dei monoclonali, degli antivirali orali, per la collaborazione con i medici di medicina generali. Un successo che oggi condividiamo con il territorio e il pubblico, che può contare su di noi e su un sistema sanitario resiliente e di primissimo livello”.
“In questi anni abbiamo cercato di anticipare le mosse dei virus e i risultati si stanno vedendo adesso, alla fine della quarta ondata – ha spiegato direttore del dipartimento di Igiene dell’Ospedale San Martino Giancarlo Icardi -. In questi anni abbiamo svolto un lavoro sinergico che ha portato ad una mutazione del virus. Se lo guardiamo oggi nella sua variante Omicron è sicuramente aumentata la contagiosità ma è diminuita la virulenza. Ci possiamo aspettare una diffusione più ampia nel prossimo ottobre ma non con le caratteristiche virulente che abbiamo avuto nelle prime ondate”.