Lo scudetto onorifico che illumina la maglia bianca delle Aquile compie 75 anni. Così tanto è passato dall'immortale impresa compiuta dal 42° Vigili del Fuoco della Spezia, che il 16 luglio 1944, sul terreno dell'Arena di Milano, superarono eroicamente il Grande Torino di Vittorio Pozzo, campione in carica, grazie alla doppietta di Angelini, soltanto intervallata dalla rete di Piola.
LA STORIA
Mentre infuria la Seconda guerra mondiale, con l'Italia divisa dalla “linea gotica”, la Federcalcio sposta la propria sede a Milano ed organizza un "Campionato di divisione nazionale misto"; il torneo viene diviso in gironi zonali, organizzati in tre fasi regionali e le vincitrici vanno in finale per l'assegnazione del titolo di Campione d'Italia; lo Spezia viene incluso nel girone D del settore emiliano.
La società aquilotta si trova all’epoca in grave crisi a livello dirigenziale: il presidente Perioli era stato catturato ed inviato nei campi di concentramento in Germania; Semorile, l'unico rimasto, decide di contattare il comandante dei Vigili del Fuoco di La Spezia, l'ing. Gandino, per allestire una squadra in grado di affrontare il Campionato Alta Italia.
L'accordo prevede l'impegno scritto di restituire tutti i giocatori allo Spezia al termine del conflitto; in tal modo si riesce ad evitare che i calciatori dello Spezia adempiano all’obbligo del servizio militare.
La squadra assume quindi la nuova denominazione “VV.F. Spezia”, e come allenatore viene ingaggiato Ottavio Barbieri, già tricolore con la maglia del Genoa e giocatore della Nazionale; molti dei successi arrivano grazie al rivoluzionario "mezzo-sistema" introdotto da Barbieri (con l'introduzione del "libero").
Affrontando le trasferte su una vecchia autobotte modificata per trasportare la squadra e sempre sotto il rischio dei bombardamenti, i “VV.F. Spezia” vincono il proprio girone con 13 punti, davanti alle squadre di Suzzara, Fidenza, Parma e Busseto.
Nel girone B di semifinale, la squadra stravince su Carpi, Suzzara e Modena e lo Spezia viene incluso in un gruppo di quattro squadre per la qualificazione al girone finale: di queste, tuttavia, gli aquilotti si trovano di fronte al solo Bologna, a causa delle rinunce di Montecatini e Lucchese.
Nella gara di andata, a Bologna, lo Spezia passa in vantaggio grazie ad un gol viziato forse da un fuorigioco. Le proteste dei locali portano alla sospensione della gara, con vittoria a tavolino dello Spezia per 0 – 2 e felsinei che disertano la gara di ritorno. Gli aquilotti approdano così al girone finale insieme con Venezia e Torino, il Grande Torino di Vittorio Pozzo, campione d’Italia in carica.
Il 9 luglio 1944 iniziano le finali: il pareggio tra Spezia e Venezia per 1-1 sembra spianare la strada al Torino per la riconquista del titolo; una settimana dopo, il 16 luglio, lo Spezia batte invece i favoritissimi Granata per 2-1, con doppietta di Angelini intervallata dal momentaneo pareggio di Piola, sovvertendo qualsiasi pronostico.
La partita viene disputata in un’Arena di Milano semideserta per il timore di rastrellamenti da parte dei tedeschi. La squadra ligure dei VV.F. si schiera in campo con questa formazione: Bani, Borrini, Amenta, Gramaglia, Persia, Scarpato, Tommaseo, Rostagno, Costa, Tori, Angelini.
Il 20 luglio il Torino travolge infine il Venezia per 5-2 decretando la vittoria della formazione spezzina. Il giorno 17 luglio, proprio dopo la vittoria dello Spezia che esclude di fatto il Torino dalla corsa per il titolo, la Federcalcio emana un comunicato in cui dichiara, in contraddizione con quanto predisposto all'inizio di quel torneo, che alla squadra prima classificata sarebbe stata assegnata la “Coppa Federale del campionato di guerra” e non il regolare scudetto.
L'8 agosto, a campionato finito, un ulteriore comunicato della Federcalcio dichiara che il titolo di campione d'Italia sarebbe rimasto al Torino (detentore del titolo) e al 42° Vigili del Fuoco della Spezia sarebbe stata assegnata la Coppa Federale.
Il riconoscimento del titolo sportivo onorifico per la vittoria del campionato 1943-44 da parte della FIGC è però arrivato solo il 22 gennaio 2002 grazie all'opera di giornalisti ed autorità locali; il simbolo dell'impresa di quegli uomini, eroi dentro e fuori dal campo, illumina oggi le maglie delle Aquile.