È evidente come già oggi sul manifatturiero gravi l'elevato livello di dipendenza energetica che, anche a seguito dell'ordinanza di sequestro della Tirreno Power, della chiusura della centrale ENEL di Genova e di quella paventata di La Spezia, dovrà ulteriormente acquisire energia dal mercato estero. In merito, assume rilevanza nazionale il caso del rigassificatore di Panigaglia con il mancato potenziamento, seguito da candidature di altri territori che hanno di fatto limitato a 3,5 Miliardi/m3 anno contro, ad esempio, gli 8 Miliardi/m3 del Terminale Adriatico.
Alla luce dell'importanza dell'utilizzo del gas naturale, dalla propulsione marittima "direttiva europea 2014/94/UE", già recepita dalla nostra Marina Militare per le future costruzioni navali, all'industria del freddo, è evidentemente necessaria una riflessione su queste importanti opere di fronte alla crisi energetica internazionale.
L'inesorabile dismissione del parco termoelettrico nazionale, unica reale e credibile riserva di energia elettrica, a fronte di un mancato e più corretto approccio riqualificativo, negato dall'assenza di un concreto piano energetico nazionale, ci direzionano verso la sempre più tangibile dipendenza energetica da altri paesi.
Questi sono i motivi per cui la UILTEC-UIL non può plaudere alla chiusura della centrale spezzina, impianto che ha contribuito alla crescita del benessere economico e strategico della realtà territoriale e nazionale.
Riteniamo che debba piuttosto essere immaginato e ridisegnato in maniera diversa, creando quelle sinergie con il territorio che, con profonda miopia, non sono state perseguite in passato, ovvero un impianto multi-combustibile, tecnologicamente all'avanguardia, che oltre a garantire una produzione di base utilizzando marginalmente e in totale sicurezza ambientale l'uso delle biomasse, rappresenterebbe una intelligente soluzione all'infinito problema dello smaltimento, che da sempre attanaglia il territorio e ci costringe, a caro prezzo economico ed occupazionale, a rivolgerci a casa d'altri.
Avvertiamo la necessità che le istituzioni non possano più accontentarsi solo di agevolare l'ingresso di nuovi soggetti imprenditoriali sul territorio, ma debbano individuare strumenti utili a conservare la buona occupazione per ricreare un indotto che è entrato in crisi a seguito della recessione industriale.
Non va dimenticata l'importanza del deposito petrolifero di Arcola che, con il proprio parco serbatoi, può e deve giocare un ruolo importante sul sistema nazionale gestito dall'Organismo Centrale di Stoccaggio Italiano (OCSIT); il quale, sotto la vigilanza del Ministero dello Sviluppo Economico, ha il compito di detenere le scorte strategiche dei prodotti petroliferi sul territorio italiano.
Dobbiamo acquisire la capacità di far si che le grandi imprese del territorio come ENEL, SNAM, SARAS ed ACAM (così come facemmo con il convegno "energia ambiente due facce della stessa medaglia" del 2009) si coordinino tra loro affinché da industria pesante diventino industria pensante, stimolando un piano integrato di investimenti per la ricerca, lo sviluppo, l'hi-tech, l'energia e la portualità.
Nella volontà di essere attori protagonisti di questa nuova visione industriale, ci prefiggiamo, nel breve termine, di mettere a disposizione le nostre idee e le nostre opinioni tecniche. (2 agosto)