E' chiaro e necessario, come già peraltro si è iniziato a fare con le due direzioni svoltesi questa settimana, che si debba intraprendere una seria e approfondita riflessione sull'esito elettorale, che non si è consumata ma anzi si dovrà sviluppare in tutti gli organismi dirigenti, coinvolgendo i circoli, i territori e il più possibile gli elettori. Questo perché se è vero che alcuni esponenti di spicco di corpi intermedi non ci hanno votato, il dato più rilevante è che sono gli elettori in senso largo a non averci scelto.
E' altresì vero però che alla base di un partito organizzato esistono regole che devono essere rispettate, per poter dare l'idea che il PD è un partito non rigido ma rigoroso.
Non è assolutamente avvenuta alcuna "epurazione", termine da usare con meno leggerezza, si è solo applicato il regolamento secondo cui se un esponente di un organismo fa scelte diverse dal PD, dovrebbe dimettersi dagli organismi stessi in cui è stato eletto.
Peraltro il risalto dato con la stampa non è dovuto a una scelta della Commissione dei Garanti che ha gestito in maniera del tutto autonoma e interna al Partito le comunicazioni con gli interessati. E lì sarebbe rimasta la discussione, consentendo il normale lavoro della Commissione senza enfatizzazioni che creano solo confusione.
Proseguiamo dunque con il dialogo che abbiamo messo alla base di questa analisi e che non deve tagliare fuori nessuno, tanto meno chi al momento ha deciso di fare scelte diverse dalla nostra.