Un percorso che va ricordato, come suggerisce il nome dell'iniziativa, non solo l'8 marzo, ma tutti i giorni.
Gli eventi in programma hanno spaziato dalla cultura alla storia, dall' attualità allo sport, con una particolare riflessione su una delle pagine più nere della nostra società, rappresentata dagli episodi di violenza e dai soprusi che ancora oggi molte donne sono costrette a subire.
Di violenza si è parlato nell'incontro con la giornalista Emanuela Zuccalà, che ha presentato il trailer del video realizzato da lei e dalla fotografa Simona Ghizzoni . "Just to let you know that I'm alive" "Solo per farti sapere che sono viva".
Un documentario di denuncia, realizzato nel Sahara Occidentale e nei campi profughi del deserto algerino, raccogliendo le testimonianze delle donne Saharawi. "Per completare la produzione del documentario, stiamo per sperimentare una nuova forma di condivisione in rete, già diffusa negli Stati Uniti ma ancora poco nota da noi – ha spiegato Emanuela - una raccolta fondi attraverso internet. I lettori possono finanziare direttamente il progetto con una donazione libera a partire da 10 dollari".
«Just to let you know that I'm alive» è ciò che scrivevano le donne ai mariti profughi in Algeria quando la loro terra, il Sahara Occidentale, veniva invasa dall'esercito marocchino. Scrivevano su cartoline sgualcite l'unico concetto che contasse davvero: sono sopravvissuta al carcere, alla tortura, alla guerra. E ti aspetto. "Queste donne, hanno subito torture indescrivibile, ferite nel corpo e nell'anima – ha affermato Emanuela – ma non hanno perso la loro compostezza, la loro dignità. Dal documentario emerge una prospettiva femminile, intima e familiare, che ricostruire, attraverso le testimonianze delle donne, i loro diari e le vecchie fotografie conservate come reliquie, la storia del popolo Saharawi, un popolo "in esilio" nella propria terra, che sta ancora aspettando il referendum che permetta alla popolazione di esprimere la propria volontà di autonomia. "Un referendum che chiediamo, con proteste pacifiche, da oltre 20 anni – afferma Fatima Fatima Mahfud, rappresentante in Italia delle donne Saharawi – ma che sembra essere dimenticato.
E' seguito poi l'intervento della Dottoressa Ottonelli, che ha portato testimonianza del lavoro del Centro Antiviolenza Irene, nella provincia della Spezia, che grazie al sostegno di operatori e volontari, si occupa di aiutare quotidianamente le donne vittime di violenza, ospitandole, insieme ai figli, presso i loro centri e sostenendole nel loro percorso di ricostruzione di una vita.
Fra gli altri appuntamenti della settimana, l'incontro nella suggestiva cornice dell' Oratorio In Selàa a Tellaro, con il documentario di Luigi Faccini "Le mani raccontano": un viaggio attraverso la fatica della donne, che nelle interviste raccolte hanno portato la testimonianza diretta del lavoro in fabbrica, durante il periodo fascista. Le durissime condizioni di lavoro, le paghe misere, che si riducevano ulteriormente per le ragazze minorenni.
Nel calendario di Non l'8 solo a marzo, anche la presentazione del libro di Mary Shelley, Valperga, o vita e avventure di Castruccio Castracani, principe di Lucca", curata da Carla Sanguineti, con la ricostruzione storica di Franco Bonatti. Un testo romantico, in cui Mary Shelley racconta le vicende di Castruccio Castracani, che all'inizio del trecento tiranneggiò la città di Lucca. Un personaggio che nel racconto diventa emblema della potenza distruttiva, dell'avidità e dell'egoismo tipicamente maschili, contrapposti alla forza creativa, all'amore e alla volontà dei personaggi femminili.
Gli incontri si sono conclusi domenica scorsa all'insegna dello sport, con la Marcia della Mimosa, con circa 150 partecipanti, che hanno potuto scegliere 3 percorsi di 8, 10 e 15 chilometri, sulle colline di Lerici.
"Le iniziative hanno riscosso grande interesse – affermano il sindaco, assessori e consigliere – per questo cogliamo ringraziare Emanuela Zuccalà, Fatima Mahfud, Ilaria Ottonelli, Carla Sanguineti, Franco Bonatti, Luigi Faccini, Maura Novelli e tutte le associazioni che hanno collaborato con entusiasmo: l'associazione «Laboratorio di Pace – solidarietà con il popolo saharawi Lerici, l'Auser di Lerici, il centro Antiviolenza Irene, l' U.S. Tellaro, l ASD Golfo dei Poeti, e tutti i partecipanti che hanno condiviso insieme a noi questo percorso".