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Grande commozione alla mostra di Largo Fiorillo: una donna riconosce la madre di una amica In evidenza

Un gruppo di Ebrei australiani ha visitato in questi giorni il Pagliari e la mostra di Largo Fiorillo

Sono venuti da Melbourne e da altre parti dell’Australia i venti componenti il gruppo di origine ebraica che in questi giorni ha visitato la scultura di Walter Tacchini e il percorso didattico di M2B su Molo Pagliari, dedicati alla partenza delle navi Fede e Fenice nel primo dopoguerra, e la mostra “Dalla Terraferma alla Terra Promessa” visibile fino al 18 settembre prossimo al Terminal 1 a Largo Fiorillo, organizzata dall’AdSP con il patrocinio Comune della Spezia ed il supporto della Fondazione Carispezia.

Si è trattato di una occasione molto speciale, in quanto alcuni di essi sono i discendenti di quegli ebrei sopravvissuti alla Shoah che nel 1946 partirono dalla Spezia per raggiungere la Terra Promessa. Una componente del gruppo ha riconosciuto, in una foto dei pannelli posti su Molo Pagliari, una donna che è risultata essere la madre di una sua cara amica residente come lei a Melbourne, tra la commozione di tutti i presenti.

Le porte del cantiere del Pagliari, dove la ditta Trevi sta portando avanti per conto dell’AdSP i lavori della nuova marina, sono stati eccezionalmente aperti per consentire la visita. Si dovrà infatti attendere la fine dell’anno perché il memoriale dell’Aliya Bet sia aperto al pubblico e frequentabile da tutti coloro che vorranno scoprire la storia che lega La Spezia, “Porta di Sion”, ad Israele e alle vicende del popolo ebraico.

Si ricorda che la mostra, curata da Rachel Bonfil e Fiammetta Martegani del Museo Eretz di Tel Aviv in collaborazione con la Fondazione Museo della Shoah di Roma e il patrocinio dell’Ambasciata d’Israele a Roma, è visitabile tutti i giorni, escluso il lunedì, dalle ore 10 alle ore 19 con ingresso libero. Oltre alle numerose foto che documentano la partenza da varie parti d’Italia degli ebrei provenienti dai campi di concentramento, sei monitor diffondono le toccanti testimonianze di alcuni di essi e dei loro discendenti che non vogliono dimenticare perché “Remembering is a duty”, ovvero “Ricordare è un dovere”, come è scritto su uno dei pannelli in mostra.

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