Il Consiglio regionale ligure ha oggi approvato la richiesta di referendum sulla legge elettorale.
Il Gruppo del Partito Democratico è uscito dall'aula "dopo l'ennesima forzatura regolamentare della maggioranza: non vogliamo avere nulla a che spartire con la nefandezza che si è consumata in Consiglio regionale, degradato al rango di megafono di Salvini. Non votiamo un quesito referendario inammissibile e incostituzionale che sarà certamente respinto dalla Corte Costituzionale e che senza mezzi termini consideriamo una porcata (la seconda dopo il Porcellum partorito sempre da Calderoli)".
"Il voto di oggi, tra l'altro - affermano i Consiglieri PD - è del tutto irrilevante perché il quorum delle cinque Regioni per attivare il referendum è stato già raggiunto ieri. L'ennesimo atto di sottomissione di Toti a Salvini che non serve a nulla. Toti è sempre più irrilevante come del resto il suo "partito" che viaggia serenamente verso lo 0,8%".
"Abbiamo infine capito - concludono - che questa maggioranza che promuove un referendum sulla legge elettorale nazionale, non ha alcuna intenzione di cambiare la legge elettorale regionale togliendo il listino e inserendo la doppia preferenza di genere. Altrimenti Toti non avrebbe aperto un indecoroso mercato della vacche promettendo posti sul listino a tutto spiano per far tornare i conti della sua maggioranza. Di questo passo però Toti avrà bisogno di due o tre listini per far fronte alla mole di promesse che ha fatto. Una pagina nera per il Consiglio regionale della Liguria"
Fuori dall'aula anche Rete a Sinistra / LiberaMente Liguria.
"Siamo di fronte a una gestione autoritaria dell’aula, che la dice lunga su quanta cura abbiano della democrazia la Lega e i suoi alleati. Siamo alla reiterata forzatura, con l’impossibilità di discutere i nostri emendamenti: 5 minuti per presentare 20 emendamenti e votarli in un'unica soluzione a prescindere dal contenuto, su una materia, come quella dei sistemi elettorali, che meriterebbe approfondimento e accurata valutazione giuridica. Nessun intervento nel merito da parte della maggioranza, neppure del presidente Toti che si è continuamente nascosto dietro una proposta di deliberazione indecorosa", dichiara il capogruppo di Rete a Sinistra / LiberaMente Liguria Gianni Pastorino, dopo aver abbandonato il consiglio regionale nel corso delle votazioni sulla proposta referendaria della Lega a favore del sistema elettorale maggioritario.
"Una situazione paradossale: la maggioranza sceglie la prova di forza su un quesito referendario del tutto illeggibile. Un testo inqualificabile, pieno di refusi e ottenuto attraverso la tecnica del ritaglio, che di fatto produce un tentativo di norma giuridicamente “non applicabile” – rimprovera Pastorino -. I maggiori costituzionalisti italiani hanno definito questa proposta referendaria un “abominio giuridico”, la cui applicazione produrrebbe il blocco dell’attività politica e amministrativa di questo Paese, visto che non sono stati definiti a priori i collegi elettorali uninominali".
"Per dirla in maniera più semplice: è come voler cucinare la pasta e buttare gli spaghetti in una pentola senz’acqua. Siamo oltre il dilettantismo politico e giuridico, ma purtroppo, in una situazione del genere, la pochezza politica della Lega e dei suoi alleati rischia di portare il Paese nel caos – conclude Pastorino -. Crediamo sia giusto non solo rifarsi alle valutazioni dei costituzionalisti, ma anche, nei prossimi mesi, informare la gente sul senso di questa proposta-truffa e quindi su cosa significhi oggi votare Lega".
Dissenso anche da parte del Movimento Cinque Stelle che ha organizzato in aula un flash mob.