Cosa è cambiato nello Spezia da dicembre ad oggi, dalla contestazione dei tifosi dopo la pessima eliminazione in Coppa contro il Lecce, al culmine di una serie negativa costellata dalle sconfitte contro Atalanta, Bologna, Inter e Roma, intervallate dal pareggio contro i prossimi avversari del Sassuolo?
La ripartenza aquilotta è iniziata proprio dopo la sconfitta in coppa Italia con la vittorie contro Napoli, Genoa, Milan, Sampdoria che hanno risollevato classifica e morale, ma non solo.
Il contatto senza esito, avvenuto a fine dicembre tra il Responsabile dell'Area tecnica Riccardo Pecini e Giampaolo (l'attuale mister della Samp, all'epoca inattivo ma sotto contratto con il Toro) ha forse sortito un effetto opposto a quello che ci si poteva attendere, ovvero una decisione di Motta, nel mirino della critica per la serie negativa e il gioco espresso, di salutare tutti sbattendo la porta indignato, magari approfittando della vittoria insperata contro il Napoli.
Invece proprio da quel momento è cambiato lo scenario: da apprezzare innanzitutto la professionalità e la serietà di Thiago Motta: ex campionissimo sul campo, deciso a proseguire nella carriera di mister partendo non da una top come è accaduto a tanti suoi colleghi, da Zidane e Pirlo per fare due nomi, ma accettando la gavetta dopo due brevi esperienze, la prima con la Primavera del PSG e la seconda con il Genoa, finita con l'esonero nella squadra che lo aveva rilanciato come giocatore.
Lo Spezia è in serie A, d'accordo, ma Motta ha accettato la sfida di salvare una squadra con più di una lacuna, ritrovandosi una squadra già fatta, almeno sulla carta inferiore tecnicamente a tutte le squadre del girone, non fosse altro che per la giovane o giovanissima età della rosa, con giocatori di buon potenziale che potranno auspicabilmente maturare nei prossimi anni.
Dopo "l'episodio-Giampaolo" il tecnico aquilotto ha reagito da vero professionista: a fare la differenza la sua motivazione, il voler dimostrare prima di tutto a sé stesso di poter crescere professionalmente come mister, accettando una sfida difficile con strumenti modesti, potendo contare, a conti fatti, sulla piena fiducia dei fratelli Platek che ne hanno apprezzato dal principio le qualità umane e tecniche.
La salvezza è ancora da conquistare, ma quello che si è visto sul campo da un mese abbondante deve far sperare: parliamo di "chimica", di feeling cementato tra il gruppo-squadra e il suo leader, circondato da fidati collaboratori, una stima reciproca che ha prodotto evidenti effetti sul campo, anche nelle sconfitte patite contro la Viola, la Roma e la Juve (non quella di Bologna) la squadra ha espresso buon gioco e ottimo carattere, a dimostrazione del fatto che anche Motta si è chiarito sempre meglio le idee sull'approccio tattico delle singole sfide, puntando sullo "zoccolo duro" dello scorso anno arricchito, specie nell'ultimo periodo, dalle qualità di Nikolau, Reca, Amian e Manaj.