La centrale Enel di Spezia sembra essere un mostro che la città non riesce a sconfiggere. Un problema non solo per le tasche dei cittadini ma anche per la loro salute.
Fin dal suo completamento nel 1962, la centrale termoelettrica Eugenio Montale ha mostrato il suo essere inadatta al suo ruolo, a partire dalla sua posizione. Le colline posizionate attorno impediscono infatti un’adeguata riduzione della concentrazione di inquinanti prima della ricaduta a terra dei fumi e soprattutto nei primi anni della sua esistenza, gli stessi non venivano trattati con sistemi in grado di abbattere tutti gli inquinanti prodotti.
Spezia, così come tutta la Liguria, ha bisogno di fonti di energia rinnovabili, che non inquinino il territorio e che non creino problemi di salute ai cittadini.
I danni che la centrale Enel di Spezia ha causato negli anni alla vegetazione e agli animali terrestri e marini sono enormi tanto quanto quelli arrecati alla popolazione. Negli anni ’70 i decessi per tumore ai polmoni portarono Spezia al secondo posto in Italia e il tasso di mortalità per tumori e malattie cardiovascolari fece registrare numeri più alti rispetto a quelli della media nazionale.
Nel 1990 un referendum stabilì il depotenziamento della centrale, che avrebbe dovuto funzionare con il gas naturale come combustibile prevalente per giungere poi a una dismissione entro il 2005. Come spesso accade in Italia, nonostante l’adeguamento raggiunto con tanta fatica, le norme stabilite dal referendum non sono state rispettate, né la dismissione prevista per il 2005.
Entro il 2021 la centrale Enel di Spezia avrebbe dovuto essere dismessa per l’ennesima volta ma il mostro, con la complicità della vecchia politica sembra, resistere imperterrito.
A cosa serve fare un referendum se poi non viene rispettato il volere dei cittadini che lo hanno votato?
Cosa hanno fatto gli spezzini per meritarsi la devastazione che stanno subendo da decenni?
Risposte che ilBuonsenso richiede a gran voce.