Nella nostra penisola si contano molte associazioni di amatori e collezionisti che insieme alle istituzioni hanno contribuito a creare musei della radiofonia, in cui si ripercorrere l’evoluzione del mezzo radiofonico, dove si possono ascoltare le voci e la musica che hanno accompagnato un secolo di storia nazionale.
Alle 12.30 del 12 dicembre 1901, da un telegrafo di in Canada, venne trasmessa, in segnale morse, un’unica lettera: la “S”.
Intanto, sulle coste della Cornovaglia, c’è in attesa impaziente del segnale un giovane fisico italiano. La S non passerà da cavi e fili, ma nell’aria, o meglio nell’etere, e sorvolando in pochi attimi l’oceano Atlantico, arrivó alle orecchie di quello che sarà uno dei pionieri della radio, Guglielmo Marconi.
L'invenzione della radio è strettamente legata a Marconi. Entrambi, negli stessi anni, lavorarono alla realizzazione e messa a punto di uno strumento analogo, in grado di inviare e ricevere segnali a distanza. Il primo a costruire un ricevitore per captare le onde radio che circolano liberamente nell’aria è stato proprio Popov, tra il 1895 e il 1896.
Il 10 dicembre 1909 a Stoccolma, Guglielmo Marconi, ricevette il premio Nobel per la fisica, condiviso con il fisico tedesco Carl Ferdinand Braun. La motivazione della Reale Accademia delle Scienze di Svezia recitó: “A riconoscimento del contributo dato allo sviluppo della telegrafia senza fili”.
Fino al 1974 nel nostro Paese, la radiodiffusione rimase ad uso esclusivo dello Stato. Poi, da quell’anno, la Corte Costituzionale consentì ai privati di trasmettere localmente via cavo. Una sentenza di portata storica, che diede il via libera alla radio. Due anni dopo, nel 76, una seconda sentenza della Corte Costituzionale liberalizzó la trasmissione via etere in ambito locale. In casa, con gli apparecchi radiofonici, si potè avere sia la Modulazione di ampiezza (AM) che quella di frequenza (FM). Tutte la radio private riuscirono in questo modo a sfruttare le enormi potenzialità dell’FM, usato tutt’oggi.
Per questa giornata, l’Unesco ha invitato l’industria radiofonica a sottolineare il valore della radio, sia come canale di informazione, che come supporto per la diffusione della cultura e della libertà di parola.