Come da colloquio telefonico con molti concittadini stupiti, anche a seguito delle numerose sollecitazioni personali che mi hanno raggiunto nel "Giorno del Ricordo", mi preme confermare quanto mi sia caro che la verità storica ritrovi, nel possibile, la propria giusta collocazione.
Durante tutto il mio mandato di sindaco, oggi in fase di conclusione, ho tenuto a dare - il più possibile con obiettività - il giusto risalto ai fatti della Guerra di Resistenza: soprattutto al fine di superare una sorta di "liturgia di prassi" che ha fatto malissimo a tutto il "Bel Paese" attribuendo "solo ad alcuni" meriti (e colpe) di quanto accaduto.
La Resistenza è memoria storica di tutti gli Italiani, la guerra contro l'occupazione straniera fu molto sentita da questo angolo di Territorio: Riccò del Golfo era, come adesso, la porta della Val di Vara rispetto al Golfo della Spezia e - ai tempi - veniva attraversato nella sua totalità dall'unica vera arteria di connessione tra Genova e La Spezia.
Il tema della cavità carsica di Campastrino ha riscosso spesso un interesse contrastato, comunque di parte - della qualsivoglia - estremamente retorico, che non ha giovato alla giusta ricostruzione storica né alla necessità univoca ed innegabile di costruire un futuro basato reciprocamente ed onestamente sull'oltre...
Ritengo sia doveroso, oltreché opportuno, poter mettere ordine al sito in oggetto: in termini ambientali, di decoro pubblico, oltreché ovviamente storici. Una nuova recinzione a contrasto del pericolo oggettivo, una corretta segnaletica, una opportuna pulizia da (eventuali ma possibili) depositi di materiale improprio.
Mi preme ricordare che le "sprugole"... le "cavità carsiche" sono state per anni luogo deputato all'ordinario abbandono dei rifiuti: almeno fino ai primi anni settanta, quando questo Comune si è dotato di un regolare servizio di raccolta e smaltimento dell'immondizia.
Ritengo sia mio dovere porre alcune condizioni di carattere civico e sociale: lo sgombero da facili ed ingiusti parallelismi con la pulizia etnica di Tito nella Penisola Istriana e l'accostamento dei fatti di San Benedetto con la semplicistica definizione di foibe non può che rappresentarne una delle più forti.
Episodi riconducibili alla Guerra di Resistenza, costituita anche da appostamenti... agguati... (forse) reciproco occultamento di cadaveri "nemici" dopo gli scontri, sono una realtà diversa da ciò che sappiamo essere accaduto nelle veneziane, prima che italiane, terre istriane.
L'individuazione di questo legame è ingiusto ed offensivo (prima di tutto) nei confronti dei tanti esuli che hanno vissuto indicibili sofferenze sulla propria pelle, rappresenta una lettura degli accadimenti assai lontana dalla realtà, dipinge un rapporto del mio comune con la storia davvero ingeneroso.
Mi farò carico, nuovamente e fino da ora, di un interessamento presso gli Uffici Sovraordinati in tema di tutela e conservazione ambientale, ottenendo un profilo procedurale che garantisca tutti: il settore idrologico connesso alla natura del sedime e quello strettamente artistico/storico.
Sarebbe molto utile un supporto laddove le competenze degli Uffici Comunali fossero carenti, si parla di abbandono di armi, di effetti personali e di cadaveri dei combattenti... ma potrebbe trovarsi di tutto... ed io scrivo da un Palazzo Comunale che rappresenta poco più di tremila abitanti.
Ritengo che l'iscrizione da apporre alla targa che mi viene richiesta debba essere il più possibile rispettosa della natura di quanto riteniamo sia (ancora e davvero) presente in loco: non amo il revisionismo né ambisco ad una conflittualità sociale che Riccò del Golfo, luogo di fondazione del nucleo di Resistenza di Giustizia e Libertà, legato per il proprio orientamento politico alla natura sociale stessa del Territorio, non merita né cerca!
Sarebbe civicamente edificante poter consegnare alle famiglie d'origine - italiane come tedesche - i poveri resti umani dei caduti, sarebbe semplicistico quanto inaccettabile che la "loro" lapide commemorativa diventasse seme di comportamenti distorti ed antistorici, perdendo il valore morale e civile sotteso al gesto d'origine.
Mi metto a disposizione - fin da subito - per la fase più alta, rifuggo ogni ipotesi che non traguardi la verità storica, non consento paragoni con altri eventi di quei tristi anni ed oggi spesso usati da più "parti" per ottenere nuove verginità politiche. Amo troppo la storia, ho avuto insegnanti così impegnati a trasferirmela, da non accogliere nulla che non sia seriamente rispettoso di quanto Riccò del Golfo e la sua gente visse.
Un saluto, mi scuso per i tempi con i quali rispondo, che non sono dettati dal disinteresse ma dalla mia ambizione a dare riscontro personale e diretto ad ogni cittadino che mi scriva - parte di quanto ricevete è anche oggetto di una missiva privata - oltre ad una volontà di non unire giusto concetto di rispetto dei defunti con il Ricordo di ciò che fu l'epurazione di matrice slava (ed impostazione Stalinista) sulle coste dell'Adriatico Settentrionale.
Loris Figoli
Sindaco di Riccò del Golfo