"Dopo i presidi nello spezzino, lunedì 27 marzo, dalle ore 9.30 alle ore 12.30, si è tenuto un presidio davanti al Padiglione Monoblocco del Policlinico San Martino di Genova, per denunciare le criticità della Sanità ligure e genovese e raccogliere le richieste dei cittadini. Venerdì 31 marzo, dalle 9.30 alle 12.30, si terrà un presidio anche all’Ospedale Galliera.
Il perpetuarsi di disservizi e ritardi per accedere alle prestazioni sanitarie e il costante depauperamento della Sanità pubblica sono conseguenze ancor più gravi, perché mostrano che la pandemia non ha insegnato nulla. Il diritto a una Sanità dignitosa e accessibile, ad avere Pronto Soccorso sicuri ed efficienti, non sono solo una questione di buon senso, ma un diritto sancito dalla nostra Costituzione che abbiamo il dovere di difendere.
All'Ospedale Policlinico San Martino di Genova esiste una grave carenza di Medici, Tecnici sanitari, Infermieri, Ostetriche, Oss, tanto nei reparti specialistici quanto al Pronto Soccorso. Casi che determinano difficoltà nel servizio reso alla cittadinanza e che minano il benessere organizzativo del lavoro.
Oltre alle assunzioni è fondamentale procedere con un'analisi accurata dei processi di assegnazione del personale anche di nuova assunzione, occorre garantire un'adeguata distribuzione in quei reparti dove la carenza di professionalità specifiche sta generando diverse forme di stress lavoro correlato e demansionamento. Per il lungo periodo della pandemia il settore delle Sale Operatorie ha goduto della presenza di personale con contratto a tempo determinato che, una volta formato, è stato successivamente assorbito da altre Aziende del territorio secondo i criteri del concorso di Alisa.
La formazione di infermieri con competenze specifiche alle relative specialità chirurgiche richiede un tempo che va dai 6 ai 12 mesi e alla carenza di personale si aggiunge il mancato turn over dei pensionati. Questo porta spesso il personale a essere impiegato in specialità chirurgiche diverse da quelle di appartenenza o di propria competenza. Reparti in cui è indispensabile la presenza di professionisti dedicati alla varie specialità chirurgiche ma in alcuni casi i turni di reperibilità hanno raggiunto numeri nettamente alti rispetto ai dettami contrattuali.
Tante sono le specialità chirurgiche di eccellenza del Policlinico San Martino di Genova: dalla Neurochirurgia ai Trapianti, passando per altre specialità come la Cardiochirurgia. Reparti che sopperiscono alle emergenze/urgenze provenienti da tutta la Regione e che vanno supportati. Per questa ragione il benessere e la buona gestione del personale impiegato sono fattori che accrescono la qualità dei processi e dei servizi offerti, ma proprio nel settore delle Sale Operatorie la carenza infermieristica rappresenta oggi una criticità non ancora risolta.
Non si puo’ più rimandare la riflessione per una riforma del Servizio Sanitario Regionale, dobbiamo cominciare immediatamente a lavorare. È necessario da subito investire in conoscenza della realtà regionale, il che vuol dire dati epidemiologici, organizzazione e logistica ma anche ascolto dei bisogni specifici dei cittadini delle comunità locali.
Il ruolo della politica come organizzazione dei cittadini è in questo centrale e deve essere capace di aprire interlocuzioni in ogni realtà locale. Anche sui Livelli Essenziali di Assistenza (LEA) la Liguria è fanalino di coda del Paese: si tratta di un problema che è sicuramente peggiorato dalla pandemia legata al Covid 19, ma è anche evidente che non è mai stato strutturato un piano per sopperire alle carenze presenti.
E’ urgente un cambio di rotta perché la Liguria continua a soffrire di una Sanità pubblica che non riesce a rispondere ai Livelli essenziali e preoccupa che si faccia più fatica proprio sulla prevenzione in una Regione come la nostra, con una popolazione prevalentemente anziana. In Liguria ben 7 persone su 10 ritengono difficile ottenere una visita medica in tempi ragionevoli. Tre liguri su quattro definiscono i tempi di attesa per una prestazione medica lenti. Uno su tre ha dovuto aspettare almeno sei mesi per un esame: ben il 57,4% per potersi curare ricorre a strutture private e il 5% ha rinunciato a curarsi. Questi sono soltanto alcuni esempi.
I ritardi nelle liste di attesa stanno danneggiando la salute e comportando maggiori costi, con un calo delle nuove diagnosi, specie nelle malattie in stato più avanzato e nelle patologie oncologiche: questo è davvero troppo grave".
Enrico Mazzino, PhD Economista Sanitario e Docente all’Università di Genova Responsabile ‘Dipartimento Sanità Azione’ - Regione Liguria