È indiscutibilmente la regina del Lerici Music Festival. Oltre a prendere vita con note, voce e strumenti, sarà ancora una volta al centro del programma grazie ad una formula diversa: una conversazione pubblica animata da artisti e addetti ai lavori a lei dedicata.
Venerdì 14 agosto 2020, nella cornice dell’Hotel Shelley e delle Palme a Lerici, si terrà dalle 15.30 alle 19 l’evento “Il mestiere della Musica”, che ha ottenuto il patrocinio del Parlamento Europeo.
Tante le professionalità legate a questo settore che si metteranno a confronto, in loco o in diretta streaming, per parlare del presente e del futuro: dopo la grave crisi del settore determinata dall’emergenza Coronavirus, ora è tempo di ripresa.
Dopo i saluti di Gianluca Marcianò, fondatore e direttore artistico del Lerici Music Festival e l’intervento di apertura di Maurizio Roi, direttore dell’organizzazione della rassegna, si alterneranno musicisti, giornalisti, registi, critici addetti ai lavori: Lorenzo Mariani, Paolo Petrocelli, Arturo Palomba, Luisa Sclocchis, Giuseppe Bruno, Francesco Verducci, Stefano Valanzuolo, Alessandro Baricco, Stefano Vizioli, Sandro Cappelletto, Mauro Campus, Valentina Renesto, Paolo Carlini, Gabriele Pieranunzi, Alberto Bologni, Beatrice Rana, Mario Stefano Pietrodarchi, Silvia Careddu, Federica Severini, Anna Tifu, Erica Picotti, Costanza Principe, Giulio Plotino, Gaia Gaibazzi, Julia Lagahuzère, Francesco Fiore, Ludovica Rana, Chiara Gaibazzi, Marina Molaro, Gloria Campaner, Pietro Corsini, Carlo Hruby, Toby Guys, Bill Relton, Kevisas Gintautas, Massimo Fiocchi Malaspina.
Tutto l’evento potrà essere seguito in modo gratuito in ogni parte del mondo, coerentemente con lo spirito del Lerici Music Festival, in diretta su Ontheatre.tv.
È lo stesso Maurizio Roi a spiegare lo spirito di questo incontro. “La musica invade i nostri giorni, avvolge la nostra vita quotidiana, dalla tv ai social, nei luoghi pubblici, nelle strade, nei negozi, nelle pubblicità e ovviamente nelle sale teatrali, negli stadi, nei concerti e nei club. Viviamo – spiega - immersi nei suoni. Qualcuno quei suoni li pensa, li scrive e li esegue. Chi sono costoro? Che mestiere fanno? Quale è il loro ruolo nella società di oggi, gnomi, intellettuali, saltimbanchi o distruttori di massa? La pandemia di Covid-19 ha sconvolto le nostre vite, ci ha imposto il distanziamento sociale, la separazione fisica, ma la musica non è morta, anzi sono nati altri luoghi e altri mezzi di fruizione, ma è più lontana. Chi si è smarrito ed è alla ricerca di un nuovo approdo è chi fa il mestiere della musica. In tutto il mondo per costoro si è aperta la più grande crisi del mondo, moderno".
"Tutti i sistemi politici ed economici di organizzazione e gestione delle attività musicali sono collassati - prosegue - Quelli prevalentemente pubblici che quelli prevalentemente privati, paese per paese, area per area possiamo misurare l’importanza e la considerazione che l’economia, la politica ha della cultura e della musica, e l’estraneità degli intellettuali alla classi dirigenti di tanti paesi. Non sempre è apparso chiaro pur in un mondo pieno di cultura e segni nei prodotti e nella vita , che la musica è un mestiere, e chi la fa un lavoratore. Il Covid ci consegna un grande problema, meglio lo evidenzia, la musica ci pervade, ma non abbiamo cura del mestiere".
"Su questa contraddizione, su questa situazione avviamo da quest’anno conversazioni pubbliche, sul mestiere della musica, che speriamo ci accompagneranno negli anni. Non un convegno – conclude - ma un discorso pubblico tra operatori per capire e cambiare un mestiere bello e necessario: il nostro”.