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Cammino di Santiago, "una volta pellegrini, si è pellegrini per sempre" (seconda parte) In evidenza

di G.E. - La seconda parte del racconto della nostra lettrice, che ci racconta il suo viaggio e cosa le è rimasto da questa esperienza.

Io ho scelto il cammino portoghese della costa e, partita dalla Cattedrale di Porto, sono arrivata dopo 270 km a Santiago. Non ho neppure preso in considerazione le altre opzioni perché sono una creatura del Mediterraneo e cerco il mare ovunque vado, anche quando diventa Oceano e quindi più aggressivo e respingente. In Portogallo l'Oceano è in vista per buona parte del cammino fino ad arrivare in Spagna. Perché è vero che avevo scelto di viaggiare da sola, ma non del tutto, con il mare sulla mia sinistra per più di metà del percorso e la natura in rivoluzione a pochi giorni dall'equinozio di primavera a tenermi compagnia. Ho scelto un periodo dell'anno carico di significato: la "semana santa", la settimana che precede la celebrazione della resurrezione, commemora la Passione e la Morte di Gesù Cristo e rappresenta il momento più sacro nella religione cristiana. Nei paesi luso-hispani in particolare è segnato da intense e spesso spettacolari attività religiose, storiche e culturali.

Il cammino di Santiago è stato un "presente", nel senso doppio che ha nelle lingue neolatine di regalo e di adesso. Mi sono presa cura di me stessa regalandomi del tempo, ma anche, come ho potuto, delle persone che ho incontrato e di quelli che erano rimasti a casa e con cui condividevo pensieri ed immagini su whattsapp a fine giornata. Ho reso grazie un milione di volte al giorno per la bellezza del creato che osservavo intorno a me. Il cammino, a cambio, mi ha curata e sono tornata con le stesse ferite nell'anima di quando sono partita, ma cicatrizzate. Non so come sia successo, o soprattutto se succede a tutti.

Il cammino è stato un tripudio di volti, immagini e profumi: ho contato centinaia di specie di fiori, alberi e piante diverse. Su tutti dominavano le calle bianche come la neve ed eleganti come ballerine. Sono entrate in decine di Chiese e cappelle, mi hanno dato pace i cimiteri di campagna che incrociavo e mi sono sentita un puntino sbiadito nella maestosità della cattedrale di Santiago, gremita di persone, soprattutto quando ha cominciato a suonare l'organo durante la celebrazione della vigilia pasquale ed ho sentito i suoni entrarmi sotto la pelle come un intramuscolo. Il cammino è stato un susseguirsi di atti gentili: augurarsi "bon caminho", il primo augurio è arrivato a pochi km da Porto da un motociclista sorridente che si è fermato per incitarmi a proseguire, l'infermiera di Siviglia che mi ha curato le vesciche con ago e filo nell'Albergo del Pellegrino di Caminha, l'anziano sino-canadese, che camminava 50 km al giorno quando la media consigliata è 25, che ha condiviso con me la sua "moronga" ed una birra, insieme alla sua serena tranquillità, i volontari degli Alberghi del Pellegrino che ti facevano sentire a casa, anche se casa non poteva essere un letto a castello con il coprimaterasso usa e getta. Quando, per la magia di pochi giorni, tutto quello di cui avevo bisogno stava dentro uno zaino.

E' stato anche ritrovarmi una forza che non pensavo di avere e per "induzione" convincermi che quella forza me la sarei potuta riportare, e rigiocare, a casa. Ho camminato 30 km al giorno sotto la pioggia battente, al freddo, al buio, con un vento che sembrava a volte sollevarmi da terra. Mi si sono riempiti i piedi di vesciche e mi sono storta una caviglia. 

Il cammino, infine, mi ha insegnato che siamo tutti soli, ma mai isolati, a meno che non lo vogliamo: la solitudine, lungi dall'essere una sconfitta, nel cammino diventa conditio sine qua non indispensabile per costruire incontri, nutrire relazioni ed ascoltare storie in tutte le lingue possibili.

Del cammino, una volta a casa e tornata alla normalità, mi è rimasta la vieira, la conchiglia bianca di San Giacomo, che ho attaccato sullo zaino dove metto il Mac per andare al lavoro. 

"Una volta pellegrini, si è pellegrini per sempre" significa non solo che il cammino inizia prima di partire, ma che non finisce neppure a Santiago. Arrivati al km 0, infatti, davanti a quella maestosa cattedrale, costruita per impressionare e influenzare nel profondo le coscienze ancora prima di Internet, mancano ancora 90 km per arrivare a Finisterre, la fine del mondo conosciuto nel Medio Evo. Là i pellegrini medievali gettavano finalmente le scarpe consumate ed i vestiti malridotti in mare. Dal IX secolo non si è ancora smesso di camminare e di cercare risposte, conforto e nuove occasioni: è come un continuo passarci il testimone. Chissà che ora non tocchi proprio a te che stai leggendo.

 

(Per leggere la prima parte del racconto cliccate qui)

 

 

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