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"La protesta dei colleghi infermieri" In evidenza

Riflessioni dell'OPI della Spezia.

 

Come è noto, un Ordine professionale non fa attività sindacale: ma siccome i professionisti che sono dentro quell’Ordine vivono e si muovono nelle regole che governano il lavoro, diventa anche un po’ difficile non esprimere una opinione in merito a qualcosa che riguarda gli infermieri, se il nostro Ordine è quello degli infermieri, e se lo sciopero del 28 gennaio, indetto da una sigla di categoria, riguarda proprio gli infermieri.

Per noi è l’occasione per tornare a esprimere concetti analoghi a quelli che spingono allo sciopero, per chiedere di ascoltare la voce che si alza da una professione ‘’in prima linea’’ dopo 23 mesi di durissima esperienza pandemica, e che crediamo riguardi tutti, oltre le sigle e oltre le appartenenze, inclusi i cittadini, gli utenti.

Per anni, per decenni ormai, abbiamo spiegato a ogni interlocutore possibile il bisogno di avere in servizio un numero di infermieri adeguato ed esperto, con il ripristino di dotazioni giuste e il riconoscimento di funzioni speciali: sia di fatto, sia economico e contrattuale. Non lo ha fatto, naturalmente, solo questo periferico Ordine degli infermieri spezzino ma, a livello nazionale, lo hanno segnalato sigle, apparati, movimenti, associazioni, sia professionali sia a tutela dei servizi, quindi dei cittadini: tutti piuttosto inascoltati.

E’ di pochi giorni fa un accorato appello di Pier Raffaele Spena, Presidente di FAIS, associazione dei pazienti stomizzati, che dichiara: ‘’io non so immaginare un mondo senza Infermieri’’; e pochi giorni fa la FNOPI, Federazione Nazionale degli Ordini delle professioni infermieristiche, ha chiaramente chiesto alla Politica tutta di passare dalle parole ai fatti, dalle pacche sulle spalle al riconoscimento verso questi professionisti indispensabili alla Sanità nazionale.

Nel nostro caso, un conto è dirlo con una pur convinta valutazione ‘’sul campo’’; altro divulgare i dati di ricerche scientifiche, come RN4CAST, ricerca internazionale sull’effetto del rapporto numerico pazienti/infermieri in corsia, che da tempo dimostra, dati alla mano, cosa accade quando un infermiere non si presenta in servizio ed al suo posto non va nessuno, o va un collega poco esperto...ma, nei confronti di queste ‘’grida’’ (riprese da Università come quella di Genova) si è ritenuto che fossero urla interessate, o solo annunci ''di parte''. Erano invece veri allarmi internazionali, basati su rilevazioni elaborate da terzi, estranei alle rivalse della professione; a pochi venne il dubbio che queste lamentele puntavano soprattutto ad una maggior sicurezza per i cittadini, spero: perché -altrimenti- oggi che cosa dovremmo pensare?

Citare ora i dati ‘’storici’’ sulle tante infezioni nosocomiali, oppure i casi di ‘’cure mancate’’ per la difficoltà a rispettare linee guida e procedure, in assenza di personale formato o nei numeri corretti, in tempi, per così dire, ‘’di pace’’ è quasi ironico, e conferma che eravamo già in marcata sofferenza prima di questo disastro. Per anni abbiamo chiesto di introdurre l’Infermiere di Famiglia e Comunità, che oggi avrebbe un ruolo determinante nella gestione di quei malati colpiti da Covid19 ancora in grado di restare al proprio domicilio, evitando di appesantire i già disastrati ospedali.

Quando abbiamo denunciato che i concorsi erano troppo pochi e troppo partecipati, con la conseguenza che centinaia di vincitori degli stessi cercavano (legittimamente, sia chiaro!) di ritornare a casa dopo aver vinto a centinaia di chilometri di distanza, eravamo nel giusto. La conferma l’abbiamo oggi, con alcune Regioni che richiamano i loro idonei nelle graduatorie attive di concorsi recenti, rubandoli letteralmente ad altre realtà dove hanno, con la loro partenza, lasciato vuoti difficilmente colmabili.

Un governo ‘’centrale’’ (a livello ministeriale, ad esempio) avrebbe dovuto imporre a tutte le Regioni un concorso nello stesso giorno, calibrando i posti in base alle esigenze delle singole realtà, evitando viaggi della speranza obbligati da chi cerca, giustamente, ‘’un posto al sole’’ professionale, ed eventualmente riservando ulteriori concorsi per urgenti necessità locali. Blocco del turn over, blocco delle pensioni e – appunto- dei concorsi hanno innalzato a cifre imbarazzanti l’età media di questi ‘’eroi’’, di ogni qualifica: adesso si chiede a persone con 40 anni di servizio, e 60 anagrafici, di turnare sulle 12 ore, o di ripetere la notte, e si sbatte contro la assurdità delle decisioni del recente passato.

Delle due l’una: o si vuole fare della Sanità un servizio virtuoso ed efficace, e allora si dovrà ricordare che di questi ‘’eroi’’ c’è un bisogno quotidiano, incluso quello notturno e festivo (Natale, Pasqua, Ferragosto compresi) con ‘’disagi speciali’’ che andrebbero fortemente riconosciuti anche a livello economico e contrattuale (ormai spariti! 5,16 euro lordi di indennità infettivi! Ridicolo, scandaloso, vergognoso!); ‘’eroi’’ necessari in numero e formazione adeguati, anche quando il Covid19 si leverà dalla scena; oppure continueremo a rincorrere emergenze a prezzi carissimi.

Per chi ama la Storia, ai ‘’soldati’’ della prima linea infermieristica al tempo del Covid oggi è riservato lo stesso, identico trattamento dei ‘’Ragazzi del ‘99’’ che ribaltarono le sorti della Grande Guerra, dopo Caporetto, 104 anni fa: “Tutti eroi!! O il Piave, o tutti accoppati!” venne scritto su una casa distrutta a San Biagio a Callalta (Treviso), dipinta dalla mano ignota di un militare italiano nei giorni della Battaglia del Solstizio. Finita la guerra a quegli eroi (a quelli usciti vivi dal conflitto, almeno!) venne dato un vestito di panno, qualche soldo, ed un futuro precario e, 50 anni dopo, il “Cavalierato di Vittorio Veneto” ai sopravvissuti.

Anche loro, come gli infermieri, non erano eroi: ma solo persone catapultate in un grande disastro, che hanno reagito con impegno e professionalità, e sacrificio (novanta i deceduti fra gli infermieri nella prima fase della pandemia) e che chiedono ora, a ragione, di essere realmente considerati.


Ordine delle Professioni Infermieristiche La Spezia

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