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Al Montaretto la presentazione del primo volume del libro di Pagano e Mirabello

Il ricavato della vendita del libro sarà devoluto alla Casa del popolo.

 

Al Montaretto la presentazione del primo volume del libro di Pagano e Mirabello Foto dal web

 

Sabato 25 settembre alle ore 17, alla Casa del popolo di Montaretto, si terrà la presentazione del primo Volume del libro di Giorgio Pagano e Maria Cristina Mirabello “Un mondo nuovo, una speranza appena nata. Gli anni Sessanta alla Spezia ed in provincia”. Adastro Bonarini dialogherà con Giorgio Pagano. Il ricavato delle vendite sarà devoluto alla Casa del popolo

Il primo Volume, intitolato “Dai moti del 1960 al Maggio 1968”, contiene i Racconti. 1960-giugno 1968, le Immagini. 1952-giugno 1968 ed i Documenti.
Nel libro sono protagonisti anche studenti, operai, intellettuali della Riviera di Levante, dalle Cinque Terre a Levanto, da Framura a Sestri Levante.

Nella Prefazione lo storico Paolo Pezzino ha scritto:

“L’opera si segnala per l’utilizzazione di 330 testimonianze di donne e uomini che hanno vissuto le vicende degli anni Sessanta in provincia della Spezia (più quelle dei due autori). Le testimonianze non sono riportate nella loro integralità, ma inserite con frammenti all’interno della narrazione storica. Questa scelta consente di adottare uno stile di racconto coinvolgente e vivace, che fa sì parlare i testimoni, ma dà rilevanza e significato ai loro racconti all’interno di un contesto narrativo.
Altra caratteristica dell’opera è lo spettro veramente impressionante degli argomenti trattati: non ci si limita infatti agli aspetti più evidenti delle lotte sindacali degli operai, del movimento degli studenti, dei rapidi mutamenti del mondo politico, ma si prendono in considerazione anche l’evoluzione del costume, della cultura artistica e musicale, dei quadri ideologici, delle pratiche religiose.
I due volumi sono poi corredati da importanti apparati: una cronologia internazionale e nazionale, oltre che locale, appendici documentarie, le schede biografiche dei testimoni, e le fotografie, che fanno parte a pieno titolo dell’interpretazione e della narrazione storiografica.
In conclusione un’opera monumentale che restituisce alla Spezia, importante città industriale, il ruolo di primo piano che le spetta nel quadro dei sovvertimenti politico-sociali ed economici degli anni Sessanta”.

Mercoledì’ scorso è stato presentato a Monterosso il secondo Volume, intitolato “Dalla Primavera di Praga all’Autunno caldo”. Emanuele Moggia, Sindaco di Monterosso, e Roberto Centi, docente e Consigliere regionale, hanno dialogato con Giorgio Pagano su molti dei temi affrontati nel libro.
Si è discusso del movimento studentesco e del movimento operaio, ma anche della ribellione delle donne:

“La lotta antiautoritaria fu condotta anche in famiglia e sui temi del costume -ha detto Giorgio Pagano-, il Sessantotto fu cioè l’esplosione di tensioni incomprese o represse in diverse sfere della vita. Protagoniste furono anche le giovani donne: all’insegna, in questa fase, più dell’emancipazione e della parità che della liberazione e della differenza. E tuttavia anche tali caratteristiche segnavano, per l’ampiezza delle ragazze coinvolte, qualcosa di veramente nuovo. Nel libro ci sono la lotta contro gli orribili grembiuli verdi o neri, e contro il tailleur, per poter portare la gonna corta o i pantaloni... Ma anche la lotta contro il dispotismo di tante famiglie, e le fughe da casa per poter sposare il ragazzo amato inviso alla famiglia o per poter praticare esperienze politiche osteggiate... E quella contro le discriminazioni sessuali a anche contro certe “richieste” sessuali...”.

Roberto Centi ha chiesto se “l’antiautoritarismo, così necessario allora per lottare contro una società gerarchica, non abbia comportato, in seguito, anche la caduta di ogni autorità”. “La lotta contro ogni gerarchia fu il carattere unificante del Sessantotto -ha risposto Pagano-, ovunque quello che veniva contestato era il binomio comandare e ubbidire per sostituirlo, a partire dalla messa in discussione del proprio ruolo e della propria collocazione, con una pratica paritaria delle attività che vi si svolgevano. I ‘sessantottini’ volevano un’autorità vera, cioè responsabile, coinvolgente, ‘bidirezionale’ e in prospettiva ‘paritaria’. Non erano, salvo eccezioni, contro l’autorità tout court. La crisi attuale dell’autorità dipende dal fatto che chi è investito di autorità tende sempre ad abusarne: è l’autoritarismo, come nel Sessantotto. Ma l’autorità non può mai essere assoluta e arbitraria: deve sempre poter essere sfidata e messa in discussione, come nel Sessantotto. Servono lo scambio dialettico, l’avvicinamento, la mediazione, la sintesi tra posizioni diverse”.

Lo scrittore Danilo Francescano, presente nel pubblico, ha sostenuto che “gli anni Sessanta e il Sessantotto furono anni di speranza e di ottimismo, che si chiusero con la strage di piazza Fontana, il 12 dicembre 1969”. Pagano ha convenuto: “La strage segnò una parabola: dalla politica come etica alla politica come potenza. Ma segnò per molti anche una parabola personale, che separa il tempo della felicità da quello della sua perdita. Cominciò il tempo dell’angoscia e del dolore, per alcuni quello della collera e della violenza. Ma la speranza non muore mai. Il libro è costellato di canzoni. La prima, ‘Dio è morto’ di Francesco Guccini, canzone simbolo della speranza, dà con un suo verso il titolo al libro. L’ultima canzone è una ballata popolare di Lucio Dalla. Scritta nel 1978 e pubblicata nel 1979, ‘L’anno che verrà’ concludeva idealmente gli anni Settanta, raccontando la violenza, la fine dei sogni collettivi, l’ansia dei vinti. Ma anche il grande bisogno di poter ‘continuare a sperare’”.

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