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Oneri di urbanizzazione, respinta la mozione di Sinistra Unita, UAAR: "Difesi i privilegi della Chiesa" In evidenza

Nel Consiglio comunale dello scorso 19 gennaio è stata respinta la mozione presentata dal gruppo consiliare di maggioranza "Sinistra Unita per il Socialismo Europeo" che voleva proporre una interessante modifica alle modalità di destinazione di una quota dei proventi derivanti dagli oneri
urbanistici secondari (dovuti ad interventi di tipo edilizio) a soggetti diversi dall'amministrazione comunale, che l'attuale legge regionale ligure riserva obbligatoriamente e in misura non inferiore al 7% delle somme a disposizione alle confessioni religiose presenti sul territorio.


La Spezia ha destinato 27.000 euro nel 2013 e 17.000 nel 2014 alle confessioni religiose, cifre che, per il meccanismo di ripartizione in base al numero di edifici di culto, sono andate quasi interamente alla Chiesa cattolica.
Un'approssimativa valutazione su quello che saranno gli oneri futuri, in base alle grandi opere in corso di realizzazione, porterebbe a prevedere, per il solo comune della Spezia, l'ipotesi di uscite annue ben superiori, denaro che in virtù di quell'obbligo formale, costituirà il malloppo privilegiato del più potente immobiliarista presente nel territorio Italiano, a dispetto di quei settori in grave crisi, che subiscono oltre il danno dei tagli, la beffa di una legge assurda.


Ma le regioni non sono affatto tenute a imporre ai comuni, tramite leggi regionali, percentuali minime di oneri di urbanizzazione da destinare all'edilizia di culto. È dunque solo una scelta degli amministratori pubblici beneficiare le confessioni di finanziamenti che potrebbero invece essere indirizzati anche a vantaggio di tutti i cittadini, per esempio negli importanti e sempre carenti settori di scuola e sanità.
Proprio su questa linea era fondata la mozione proposta, che aveva come scopo l'obiettivo di allineare il Comune della Spezia e di conseguenza quelli della provincia, alla situazione già esistente in altre regioni d'Italia, quali Toscana, Emilia Romagna e Puglia, riconoscendo la piena titolarità decisionale dei comuni in materia di assegnazione di fondi economici.


A fronte delle comprensibili motivazioni della proposta, non si intravedono, però, altrettanto valide motivazioni alla sua bocciatura. Si può notare, invece, una parte della politica, la solita, palesemente determinata a non dispiacere il potere ecclesiastico ed i suoi privilegi, che rifiuta anche il democratico tentativo di porre soltanto la questione sul tavolo, preferendo fiaccarlo all'origine.
Eppure, sostituire "obbligo" con "facoltà", non significherebbe automaticamente negare quei contributi, ma subordinarli invece ad una decisione autonoma e ragionata, con la possibilità di effettuare un'analisi delle esigenze dei diversi settori e orientare responsabilmente i contributi secondo esigenze, laddove ve ne sia un reale bisogno documentato.


Insomma, oggi non si vede certezza e stabilità in molti importanti settori: le pensioni sono precarie, il lavoro è precario, gli ammortizzatori sociali sono precari, sanità e scuola sono in crisi, ovunque si sente il peso dei tagli e delle restrizioni, ad eccezione del "settore privilegi". Siamo convinti che questa scelta ostruzionista sia un chiaro segnale di quanto forte sia l'ingerenza clericale e quanto, invece, sia mite ed in soggezione una parte della politica che, a questo punto, riteniamo non possa essere realmente rappresentativa dell'orientamento dei cittadini, né dello stesso elettorato, nemmeno di quella parte più vicina e fedele alla Chiesa cattolica. Consideriamo questa mozione un passo importante e, come associazione costantemente attenta ed impegnata nelle battaglie per la laicità, sostenendo l'invito che il gruppo consigliare proponente ha rivolto alle altre forze politiche, di farsi a loro volta interpreti di tale istanza nei rispettivi comuni, valuteremo anche la possibilità di organizzare attività informativa sul territorio e sondare l'orientamento dei cittadini in merito alla questione.

 

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