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Rifondazione Comunista si appella ai lavoratori: "Fermiamo l'invio di armi a Israele"

Questa mattina un volantinaggio davanti alla Leonardo.

Questa mattina Rifondazione Comunista ha svolto un volantinaggio davanti ai cancelli della Leonardo, distribuendo una lettera aperta rivolta alle lavoratrici e ai lavoratori della fabbrica e del Porto.
Il testo richiama la responsabilità collettiva di fronte al drammatico scenario internazionale:" mentre a Gaza si consuma un genocidio sotto gli occhi del mondo, le industrie italiane continuano a esportare armi e sistemi militari che alimentano questa carneficina. Persino la Global Sumud Flotilla, missione civile di pace e solidarietà, è stata attaccata nei giorni scorsi per aver tentato di portare un messaggio di umanità alla popolazione palestinese assediata".

Rifondazione sottolinea che "nessuno può dirsi neutrale di fronte a tale orrore. Ai lavoratori e alle lavoratrici viene chiesto un atto di coraggio: fermare la produzione e l'esportazione di armi destinate a Israele. La storia dimostra che i gesti di dignità delle persone comuni possono cambiare il corso degli eventi: dai portuali italiani che negli anni Sessanta si rifiutarono di caricare merci belliche per il Vietnam, fino ai lavoratori dell'Oto Melara che nel 1977 impedirono l'invio di armi alla dittatura militare argentina. Con lo stesso spirito, oggi tocca a noi: non si tratta solo di lavoro, ma di coscienza, umanità e futuro".

"Il nostro appello - scrive Rifondazione - è rivolto anche ai Sindacati, affinché aprano nelle fabbriche e nei luoghi di lavoro un dibattito vero e trasparente sul commercio delle armi: a chi vengono vendute, quale uso se ne fa, e quali conseguenze hanno sulle popolazioni.
Oggi l'esempio più drammatico è quello di Israele, che continua a portare avanti un'azione di occupazione e oppressione, e al quale – lo sappiamo – parte del materiale bellico prodotto anche qui viene destinato".

Rifondazione Comunista ribadisce la necessità di un dibattito sul tema: "il momento è troppo drammatico perché i lavoratori e le lavoratrici non prendano posizioni. Per un futuro che non sia quello già scritto, abbiamo bisogno di voi".

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