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Referendum dell'8 e 9 giugno, una piccola guida In evidenza

Cosa chiedono i 5 quesiti e le informazioni utili per votare.

L'8 e il 9 giugno, gli elettori italiani sono chiamati a esprimersi su cinque referendum abrogativi che affrontano temi legati al lavoro e alla cittadinanza. Questi quesiti, promossi da sindacati e associazioni, mirano a modificare o eliminare specifiche disposizioni legislative attualmente in vigore.


I Cinque Quesiti Referendari

1. Licenziamenti e contratto a tutele crescenti (scheda verde)
Si chiede l’abrogazione del decreto legislativo n. 23 del 2015, uno dei capisaldi del Jobs Act, che ha introdotto il contratto a tutele crescenti eliminando di fatto l’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori per i nuovi assunti.

Se vince il SÌ torna in vigore l’articolo 18, nella versione modificata dalla legge Fornero: i lavoratori assunti dopo il 7 marzo 2015 avrebbero diritto al reintegro nel posto di lavoro in caso di licenziamento illegittimo, come avviene per gli assunti precedenti a quella data.
Se vince il NO o non si raggiunge il quorum resta l’attuale normativa: per i lavoratori assunti dopo il 7 marzo 2015, il reintegro è previsto solo in casi estremi (discriminazione, ritorsione, violazioni formali gravi o fatto insussistente). Negli altri casi si applica un indennizzo economico.


2. Licenziamenti nelle piccole imprese (scheda arancione)
Il quesito punta ad eliminare il tetto massimo previsto per l’indennizzo in caso di licenziamento ingiustificato nelle imprese con meno di 16 dipendenti.

Se vince il SÌ verranno eliminati i limiti di 6, 10 o 14 mensilità per i lavoratori assunti prima del 7 marzo 2015, lasciando al giudice la possibilità di decidere l’indennizzo caso per caso. Se anche il primo quesito venisse approvato, la rimozione del tetto si estenderebbe a tutti.
Se vince il NO o non si raggiunge il quorum resta il massimo di 6 mensilità per i lavoratori assunti dopo il 7 marzo 2015 (Jobs Act), e 6, 10 o 14 per quelli assunti prima.


3. Contratti a tempo determinato (scheda grigia)
Si chiede di modificare il decreto legislativo n. 81 del 2015 per limitare l’utilizzo dei contratti a termine senza causale, cioè senza specificarne la motivazione.

Se vince il SÌ le aziende potranno ricorrere a contratti a termine solo in presenza di una causale precisa, con due sole eccezioni: sostituzione di un lavoratore assente o se prevista da un contratto collettivo nazionale firmato dai sindacati più rappresentativi.
Se vince il NO o non si raggiunge il quorum resterà possibile stipulare contratti a tempo determinato senza causale fino a 12 mesi, o fino a 24 mesi per “motivi tecnici” decisi liberamente tra le parti.


4. Responsabilità nei contratti d’appalto (scheda rossa)
Il quesito intende modificare il Testo Unico sulla sicurezza sul lavoro, cancellando una parte dell’articolo 26 (comma 4) che limita la responsabilità del committente.

Se vince il SÌ il committente – cioè l’azienda che affida l’appalto – diventerebbe corresponsabile, insieme ad appaltatori e subappaltatori, anche per i danni legati ai rischi specifici dell’attività, come l’uso di sostanze chimiche o macchinari pericolosi.
Se vince il NO o non si raggiunge il quorum non ci sarà nessun cambiamento rispetto alla situazione attuale: il committente resta responsabile solo per i danni non coperti dall’Inail, ma non per i rischi specifici legati all’attività dell’appaltatore.


5. Cittadinanza italiana (scheda gialla)
Il quesito vuole modificare l’articolo 9 della legge n. 91 del 1992, abbreviando il periodo minimo di residenza legale richiesto per ottenere la cittadinanza italiana.

Se vince il SÌ il termine minimo per richiedere la cittadinanza scenderebbe da 10 a 5 anni di residenza legale in Italia, ripristinando un criterio in vigore fino al 1992. Resteranno comunque validi tutti gli altri requisiti: conoscenza della lingua italiana, reddito sufficiente, assenza di condanne penali, e rispetto delle leggi fiscali.
Se vince il NO o non si raggiunge il quorum rimarranno in vigore i 10 anni di residenza richiesti.

 


Modalità di voto

I seggi sono aperti domenica 8 giugno dalle 7:00 alle 23:00 e lunedì 9 giugno dalle 7:00 alle 15:00. Per votare, è necessario presentarsi con un documento di identità valido e la tessera elettorale.
Il voto "Sì" indica la volontà di abrogare la norma in questione, mentre il voto "No" esprime la volontà di mantenerla.


Validità del Referendum

Affinché ciascun referendum sia valido, è necessario che partecipi al voto almeno il 50% più uno degli aventi diritto, come previsto dall'articolo 75 della Costituzione italiana. In caso contrario, il risultato del referendum non avrà effetti.

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