Domenica 8 e lunedì 9 giugno siamo chiamati ad esprimerci su 5 quesiti referendari; 4 riguardano il lavoro – licenziamenti illegittimi, limite dell’indennizzo economico, contratti a termine, disciplina sugli appalti e sicurezza – il quinto riguarda le politiche migratorie.
È importante andare a votare: se la maggioranza degli italiani rinuncerà al proprio diritto/dovere di voto, non saranno sconfitti solo i referendum, ma, ancora una volta, l’idea di democrazia come partecipazione. Si tratta di un appuntamento importantissimo, che potrebbe interrompere il regresso che negli ultimi tempi ha assunto le forme di un vero e proprio assalto alla Costituzione.
È importante andare a votare perché non si decide solo su 5 quesiti: votando sì, cittadine e cittadini potrebbero influire sul futuro del lavoro e delle politiche migratorie.
Da 30 anni la precarizzazione del lavoro e lo strapotere delle imprese colpiscono tutti, e soprattutto i giovani, le donne, gli immigrati.
La classe politica e la classe dirigente hanno tentato di dividere lavoratrici e lavoratori, e spesso hanno raggiunto l’obiettivo, frammentando la società.
L’articolo 3 della Costituzione recita: “È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che limitano la libertà e l’eguaglianza dei cittadini”. Da 30 anni questi ostacoli non solo non vengono rimossi, ma diventano sempre più grandi.
È importante andare a votare e votare sì anche al 5° quesito, quello sulla cittadinanza. Anche se il referendum sulla cittadinanza così formulato è un piccolo passo, da lì si potrebbe partire per costruire una società più giusta ed inclusiva. La cittadinanza non è un premio; è riconoscere che da tempo nel nostro Paese vivono uomini e donne che qui abitano e lavorano, i cui figli e figlie frequentano le nostre scuole e giocano nelle nostre piazze.
Ed è importante andare a votare per tutti noi che abbiamo a cuore la pace. Ascoltiamo parole di guerra, pressanti inviti al riarmo e al controllo sociale che declinano in mille sfumature la parola sicurezza; diciamo forte e chiaro che la vera sicurezza non è data né dal riarmo né dalla repressione; solo la ‘pace positiva’ garantisce a tutte e tutti giustizia sociale, diritti, dignità, lavoro, salute, istruzione. Anche per questo votiamo 5 sì ai referendum dell’8-9 giugno.







