Il ricorso era stato presentato dalla Regione Calabria contro il decreto interministeriale n. 226 del 2024, che imponeva vincoli agli NCC per favorire il servizio taxi. Secondo la Corte, tali misure violano il principio di leale collaborazione tra Stato e Regioni.
Le motivazioni della Corte
La Corte ha ritenuto che le restrizioni imposte agli NCC fossero sproporzionate e non giustificate da esigenze di interesse pubblico. In particolare, il divieto di raccogliere clienti senza prenotazione e l’obbligo di rientro alla sede dopo ogni corsa sono stati giudicati lesivi della concorrenza e delle competenze regionali.
La sentenza sottolinea che le Regioni hanno piena titolarità nella regolazione del trasporto pubblico locale, inclusi i servizi di noleggio con conducente, e che lo Stato non può intervenire con norme che ne limitino l’autonomia.
Implicazioni per il settore NCC
Questa decisione rappresenta una svolta per il settore NCC, da tempo penalizzato da una regolamentazione rigida e favorevole ai taxi. La sentenza apre ora la strada a una revisione normativa più equilibrata, che tenga conto delle esigenze del mercato e delle competenze regionali.
Le associazioni di categoria hanno accolto con favore il pronunciamento, auspicando un dialogo costruttivo con le istituzioni per garantire regole più eque e moderne.







