Dopo giorni di confronto, assemblee e attività pubbliche, la Acampada spezzina ha ufficialmente chiuso il presidio in Piazza Europa. Le tende, simbolo di una mobilitazione spontanea e partecipata, sono state smontate nella mattinata di domenica, accompagnate da un ultimo cerchio di saluto tra i partecipanti.
L’iniziativa, nata sull’onda di analoghe esperienze nazionali e internazionali, ha visto la presenza di giovani, attivisti, studenti e cittadini impegnati in una riflessione collettiva sui temi della giustizia sociale, ambientale e del diritto alla casa. Il presidio ha ospitato dibattiti, laboratori, momenti musicali e assemblee aperte, diventando per alcuni giorni uno spazio di cittadinanza attiva nel cuore della città.
“Abbiamo dimostrato che si può costruire comunità anche in uno spazio pubblico temporaneo,” ha dichiarato uno dei promotori. “Ora il nostro impegno continua, in forme diverse, ma con la stessa volontà di partecipazione.”
Tra i temi più discussi: il caro-affitti, la precarietà lavorativa, la crisi climatica e il rapporto tra giovani e istituzioni. Alcuni interventi hanno sottolineato la necessità di spazi stabili per l’espressione civica e culturale, mentre altri hanno rilanciato l’idea di una rete territoriale per coordinare future iniziative.
La conclusione della Acampada non segna la fine del movimento, ma l’inizio di una nuova fase. I partecipanti annunciano che nei prossimi giorni verranno pubblicati documenti e proposte emerse durante il presidio, con l’obiettivo di coinvolgere anche chi non ha potuto essere presente fisicamente.
La piazza torna ora al suo volto quotidiano, ma con un segno lasciato da chi ha scelto di viverla come luogo di dialogo e cambiamento.
Nonostante le polemiche legate alla viabilità cittadina e alla bandiera palestinese posta simbolicamente nella mano della statua di Domenico Chiodo, i movimenti e i principali partiti della sinistra spezzina ringraziano tutti i partecipanti per la presenza pacifica e consapevole durante l’Acampada.
Foto di Manuela Vanoli







