Dall’estate del 1945 alla primavera del 1948 oltre ventitremila ebrei riuscirono dalle acque della Spezia a lasciare clandestinamente l’Italia diretti in Palestina. La potenza mandataria della Palestina, la Gran Bretagna, aveva infatti emesso il Libro Bianco del 17 Maggio 1939 per regolamentare l’afflusso controllato in Palestina di soli 75 mila ebrei in 5 anni. Una misura che fu messa in crisi dalla drammatica situazione europea e contrastata con ogni mezzo dal Mossad Le Aliyà Bet (Istituto per l’immigrazione illegale sorto nel 1938). A partire dal Maggio 1945 una notevole corrente di ebrei cominciò ad affollare la Penisola e il Mossad Le Aliyà Bet inviò un responsabile in Italia con base a Milano, Yehura Arazi. Altri membri del Mossad furono inviati in Italia tra i soldati della brigata ebraica al seguito degli alleati.
La prima nave di profughi, il Dallin (già Sirius) partì da Monopoli il 21 Agosto 1945 con soli 35 immigrati a bordo. La questione dell’immigrazione ebraica scoppiò come caso internazionale nel Maggio 1946: l’epicentro della crisi divenne il porto della Spezia dove erano in allestimento due imbarcazioni, la Fede di Savona e il motoveliero Fenice, pronte a trasbordare 1014 profughi. Quell’operazione godette dell’aiuto di tutta la città della Spezia, già stremata dalla guerra e distrutta dai bombardamenti. Proprio il sostegno della gente, resistenza dei profughi, intervento dei giornalisti di tutto il mondo e la visita a bordo di Harold Lasky, presidente dell’esecutivo del Partito Laburista britannico, costrinsero le autorità londinesi – le cui navi bloccavano l’uscita dal porto della Spezia – a togliere il blocco alle due imbarcazioni che salparono dal molo Pirelli a Pagliari alle ore 10 dell’8 Maggio 1946. L’accoglienza della comunità e la solidarietà delle autorità spezzine convinsero gli organizzatori del Mossad a puntare sulla Spezia con operazioni di maggior peso. Così nella notte tra il 7 e l’8 Maggio 1947 la nave Trade Wins/Tikya , allestita in Portogallo, imbarcò 1414 profughi a Portovenere.
Nelle stesse ore era giunta nelle acque del golfo della Spezia, proveniente da Marsiglia, la nave President Warfield, un goffo e pesante battello adatto a portare turisti giù per il Potomac, da Baltimora a Norfolk in Virginia. La nave venne ristrutturata nel cantiere dell’olivo a Portovenere per la più grande impresa biblica dell’emigrazione ebraica: trasportare 4515 profughi stipati su 4 piani di cuccette dall’altra parte del mediterraneo. L’imbarcazione divenne un simbolo, prese il nome di Exodus, raggiunse le coste della Palestina, venne attaccata dagli inglesi e avviò la nascita dello stato di Israele con tutte le conseguenze che sappiamo.
A narrarci le peripezie dei profughi dello sterminio ebreo ci ha pensato nel 1958 Leon Uris con il celebre romanzo Exodus, tema ripreso nel libro il comandante dell’Exodus di Yoram Kaniuk. A Exodus è dedicato anche un bellissimo film del 1960 di Otto Preminger interpretato da Paul Newman, Peter Lawford ed Eva Marie Saint.La Exodus mosse dal golfo della Spezia ai primi di Luglio del 1947, sostò a Port-de-Bouc, caricò a Séte, fu assalita e speronata dai cacciatorpedinieri britannici davanti a Kfar Vitkin .Ci furono morti a bordo, gente che era sopravvissuta ai lager e che finì i suoi giorni a due passi dalla speranza nelle acque tra Netanya e Haifa. Dopodiché gli inglesi rimandarono i profughi ad Amburgo al campo di Poppendorf, un ex lager trasformato in campo di prigionia per gli ebrei. Il nome di Exodus da allora significò il desiderio di giustizia per l’emigrazione ebraica. Ma solo con la fine del mandato britannico i profughi sarebbero potuti tornare in Palestina. La Fede, il Fenice e la Exodus si mossero tutte dal golfo della Spezia, una dicitura che non compare nelle carte geografiche israeliane. La Spezia in Israele è infatti indicata col nome di “Schàar Zion” Porta di Sion. Nel nome di Exodus la città della Spezia porta nel Mediterraneo l’idea della pace e della convivenza Il 25 Aprile 2006 il Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi ha conferito al Comune della Spezia la medaglia d’oro al merito civile per l’aiuto prestato dalla popolazione spezzina ai profughi ebrei scampati alla seconda guerra mondiale.
I PREMIATI NEL 2025
DAVID MEGHNAGI
David Meghnagi è nato a Tripoli che ha lasciato dopo un sanguinoso pogrom nel giugno del 1967. Negli anni Settanta - Novanta ha svolto una intensa attività per lo sviluppo del dialogo ebraico cristiano e per una composizione politica del conflitto medio orientale. In ambito accademico ha ideato e diretto per due decenni Master internazionale di secondo livello in Didattica della Shoah presso l’Ateneo di Roma Tre. Primo in Europa, il Master ha contribuito a formare oltre 150 studiosi incardinati oggi nel sistema scolastico e universitario italiano. Ordinario della Società psicoanalitica italiana e Professore di Psicologia Clinica, Psicologia dinamica e Psicologia della religione e pensiero ebraico presso l'Università di Roma Tre, è stato visiting in numerosi Atenei. Ha fondato e dirige dal 2013 Trauma and Memory, una rivista di studi internazionale sulla memoria del trauma ed è membro del Board di diverse riviste europee e internazionali tra cui International Journal of Psychoanalys, Lettera internazionale. E' stato tra i promotori del Master internazionale in Scienze della religione di Roma Tre e della International Unity of Research "Tra Occidente e Oriente". Ha Ideato e diretto con Amos Luzzatto il Comitato accademico europeo per la lotta all'antisemitismo e la promozione della cooperazione accademica euromediterranea. E' stato per due decenni Membro della Delegazione italiana presso la International Holocaust Remembrance Alliance (IHRA). È stato Vicepresidente e Assessore alla cultura dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, e delegato per l’Italia presso la Conferenza dell’OSCE contro l’antisemitismo. È stato consulente del Centro di Cultura Ebraica di Roma. Membro del comitato scientifico di numerose riviste scientifiche e divulgative italiane e straniere tra cui Lettera internazionale (rivista di cultura europea pubblicata in numerose lingue), Quadrangolo (rivista di psicoanalisi e scienze sociali) e la Rassegna mensile Israel. Ha collaborato a diverse testate giornalistiche e riviste italiane e straniere (tra cui Avvenire, Il Messaggero, l’Unità, Liberation, MicroMega, International Review of Sociology, International Review of Psychoanalysis, Judaica - Zurich, Lettera Internazionale, Prometeo, Quadrangolo, la Repubblica). E' presidente onorario della European Teachers Network on Holocaust Studies. Studioso di musica liturgica, è vice presidente dell'Associazione Leo Levi per la conservazione e valorizzazione del patrimonio musicale liturgico ebraico. Negli anni Settanta e Ottanta è stato attivo nello sviluppo del dialogo inter religioso ebraico cristiano e di una politica di pace nel Vicino Oriente. Con Giorgio Napolitano e Piero Fassino ha contribuito a ideare e sviluppare iniziative culturali finalizzate alla costruzione del dialogo e per una composizione politica dei conflitti nella Regione. Amico del Rabbino Laras e del Cardinale Martini, ha promosso la creazione delle foreste in Israele in memoria di Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II. Ha poi collaborato al progetto per la creazione di una foresta in memoria del Cardinale Martini voluta dal Rabbino Laras. Ha avviato un progetto di valorizzazione della musica liturgica del Mediterraneo. Un primo esito di questo progetto è stata la pubblicazione di Shiru Shir, un CD interamente dedicato alla musica liturgica degli ebrei di Libia. In ambito psicologico ha contribuito a innovare un'area di studi freudiani sulle origini del pensiero psicoanalitico e sulla problematica del trauma psichico.
Tra le sue numerose pubblicazioni: Il Kibbutz: aspetti socio-psicologici (Roma 1974); Modelli freudiano della critica, Roma 1985; La sinistra in Israele (Milano 1980); Il Padre e la legge, Venezia, 1992: Freud and Judaism (London, 1993); Tra Vienna e Gerusalemme. Itinerari psicoanalitici (Firenze, 2002); Interpretare Freud, Venezia, 2003; Ricomporre l’infranto. Il lutto della Shoah nell’esperienza dei sopravvissuti, Venezia, 2005; Scrittura e testimonianza, Firenze, 2005; le sfide di Israele, Venezia, 2010; Enzo Bonaventura, Venezia, 2017; Jewish Libya (con Jack e Judith Roumani), Syracuse Univ. 2018; Freud, Jung, Sabina Spielrein e la "faccenda nazionale ebraica", Bollati Boringhieri, 2025 (in uscita). Ha curato l’edizione italiana delle memorie di Marek Edelman, Memoria e storia dell’insurrezione del ghetto di Varsavia, Roma, 1985; la storia del Parnas di Pisa, Palermo, 218; con altri ha curato La cultura sefardita, in tre volumi, Roma, Israel, 1984; Antinomie dell’educazione (convegno internazionale a Roma Tre, 2004), Roma, 2005. È stato coautore di numerosi volumi tra cui: Il sistema educativo del kibbutz, Firenze, 1975; Il tempo del transfert, Guerini, Associati, 1989; un secolo di Freud, Milano; Judentum Ohne Halacha, Ohne Zionismus, Zurich, 1986, Vecchio e nuovo antisemitismo, 2019. Ha curato e collaborato scientificamente alla realizzazione di documentari radiofonici e televisivi tra cui: L'ultimo esodo, memoria e storia degli ebrei di Libia, sulla storia del campo di Terezin, sui desaparecidos argentini, sulla storia dei manicomi in Italia, sull'opera di Bion, sui processi marrani etc. Lo ha contraddistinto anche un’amicizia e un impegno condiviso con Primo Levi negli Anni Ottanta.
DORIANA FERRATO
Doriana Ferrato è nata alla Spezia nel 1950, laureata all'Università degli Studi di Genova con tesi "Sarzana ai primi del '600: ricerche d'Archivio sull'amministrazione politico-militare e sulla vita interna". Già docente di Materie Letterarie negli Istituti d'Istruzione Superiore della Spezia, conclusa l'attività professionale dal 2010 è presidente della sezione spezzina dell'Associazione Nazionale Ex Deportati nei Campi nazisti (ANED) e Consigliere Nazionale dell'Associazione, dedicandosi alla conservazione e divulgazione della memoria storica della deportazione nazifascista.