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Il 16 aprile il FAI riapre al pubblico il Podere Case Lovara In evidenza

Sul promontorio di Punta Mesco, il sito è raggiungibile solo a piedi.

Dopo la donazione nel 2009, il Podere Case Lovara è entrato ufficialmente tra i beni del FAI. Affacciato sul mare, il sito è raggiungibile solo a piedi, attraverso un bellissimo sentiero panoramico, uno dei più belli e affascinanti della Liguria.
Podere Case Lovara è il cuore di un progetto portato avanti dal FAI per recuperare una tradizione agricola che affonda le sue radici lontano nel tempo legata ad un modello di sviluppo sostenibile delle risorse locali.
Chiuso per permettere un restauro degli ambienti interni degli edifici e una risistemazione esterna, il Podere riaprirà al pubblico il prossimo 16 aprile.

Sul promontorio di Punta Mesco, tra Levanto e Monterosso, i 45 ettari di proprietà del FAI comprendono tre fabbricati rurali, oltre ad aree boschive a lecci e pini, alternate a zone di macchia mediterranea.
L’unione tra mare e natura sulla terra ferma, ha permesso lo sviluppo di una eccezionale biodiversità, plasmata da mani sapienti, mantenendo nel contempo l’equilibrio ambientale, in quest’area sempre molto fragile.
L’istituzione del Parco Nazionale delle Cinque Terre, nel 1999, ha contribuito a salvare il sito da vari progetti di edificazione, ma ha portato anche all’abbandono degli insediamenti umani a Punta Mesco.
Il bosco del Podere ha iniziato ad avanzare e a guadagnare terreno si danno delle colture, causando il crollo dei muretti a secco di sostegno ai terrazzamenti.

Grazie alla donazione al FAI ed al supporto della Fondazione Zegna, Podere Case Lovara è stato oggetto di un intervento di restauro in linea con i regolamenti posti in essere dal Parco. L’area è tornata alla sua originale vocazione della produzione agricola, con un fabbisogno energetico assicurato per la maggior parte da fonti rinnovabili.
In una prima fase sono stati ripristinati gli edifici e i terrazzamenti, sui quali sono stati ricavate aree per la coltivazione dell’ulivo, vite, alberi da frutto e orti.

I visitatori trovano aree di accoglienza, possono camminare tra gli alberi dell’uliveto, che si estende per 2500 metri quadrati, ammirando il panorama di Punta Mesco, oppure sostare per un picnic usufruendo dell’apposita area attrezzata.

“Questa ulteriore fase di restauro - spiega Marinella Curre Caporuscio - ha riguardato gli interni dei fabbricati, secondo il modello già sviluppato dal FAI per Casa Noa a Matera e per le Saline Conti Vecchi ad Assemini Cagliari. Sono luoghi dove il FAI è presente attraverso il racconto della storia del luogo, in modo che ci si renda conto come era, come è diventato e come sarà”.

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