Quando Rita Gramignani racconta la storia della sua vita, la definisce con un aggettivo ben preciso, “incredibile”. Forse anche lei stessa prova una certa incredulità nel ripercorrere tutti i successi, obiettivi raggiunti con le sue sole forze, intelligenza e, come dice lei “un'ottima memoria che ha fatto si che tutto ciò che guardavo mi restasse impresso nella mente, sviluppando così il mio forte amore per gli scacchi”.
Rita è una donna molto dolce, a tratti un po' schiva, che si è trovata a calcare la ribalta con grande genuinità e autorevolezza. “Ho dovuto letteralmente sgomitare e farmi spazio in un mondo che era considerato prettamente maschile. All'inizio mi dicevano che forse sarebbe stato meglio stessi a casa a fare la calzetta, ma io ho continuato sulla mia strada, sola donna a battermi nei tornei con un'ottantina di concorrenti uomini”.
La passione per gli scacchi è nata in lei quando era ancora una bambina. “Accompagnavo mio papà al circolo, dove lo guardavo giocare per ore e ore. Studiavo le mosse attentamente, non limitandomi a vedere, ma le facevo letteralmente mie. Fino all'età di quattordici anni sono stata in collegio, dove assistevo alle partite giocate dal nostro ragioniere. La notte abbracciavo il cuscino e ripensavo, rielaborandole, a tutte le mosse”.
Rita cresce, si fidanza e si sposa, nascono i suoi figli. In questo periodo lascia da parte la scacchiera, ma succede qualcosa che le fa capire quanto gli scacchi fossero importanti per lei. A quell'epoca due giocatori dominavano la ribalta: il russo Boris Spasskij e l'americano Bobbi Fisher. In occasione del match tra i due nel 1972, Rita fu letteralmente folgorata da Fisher, per cui decise di frequentare il circolo di scacchi spezzino del CRDD.
“Quando nel 1972 ho iniziato a frequentare il circolo, ero l'unica donna ed è stato molto difficile emergere. Allora il presidente era Pace. Mi sono iscritta e ho partecipato al mio primo torneo sociale proprio in quell'anno e ho battuto il maestro, fortissimo, Albano, il quale mi chiese la 'patta', ovvero il pareggio. Accettai la sua proposta, provando comunque una grande gioia per la mia vittoria”. In quell'occasione Albano, che poi diventò un grande amico di Rita, le disse: “Ti ho chiesto la patta, perché così fanno gli Slavi quando perdono...”. A lei sembrò comunque un grande sogno pareggiare con lui.
“L'anno successivo, il 1973, partecipai al 1° Campionato Italiano che si tenne a Coloretta di Zeri, come outsider, arrivando prima, nonostante tutti mi dessero per 3a. - aggiunge Rita – Da quel momento è iniziata la mia carriera scacchistica, vincendo tre titoli in quattro anni, e anche la prima fase dei Campionati del Mondo che mi valse il Guiness dei Primati”.
Sulla scia di questi successi, l'allora presidente della Federazione Scacchi, il Conte Gian Carlo Dal Verme, decise di costituire una squadra femminile per la partecipazione alle Olimpiadi in Israele “dove in prima scacchiera ottenni l'ottimo risultato del 65% - spiega Rita – e dopo partecipai ad altre 6 Olimpiadi”. La Gramignani venne nominata capitana della squadra, con lei anche Barbara Pernici, Anna Merciai e Daniela Romano.
Numerosi sono gli aneddoti che sono rimasti nel cuore a Rita e che hanno costellato la sua carriera di campionessa. “Ricordo ad esempio che durante le Olimpiadi in Grecia, tutti i giorni mentre giocavo compariva un anziano signore, canuto e scalzo, che mi ritraeva. Dopo alcuni mesi mi arrivò a casa un pacco contenente un volume autobiografico con la dedica 'Con amore a Rita'. Nel libro anche una cartolina invito per una mostra alla Galleria Due Corone di Berlino dove era esposto il mio ritratto! Ho così scoperto che quel signore era un famoso pittore”.
Rita ha ricevuto anche un invito a cena da Alberto Sordi, che ha incontrato ad Amelia, in Umbria, mentre lei stava partecipando ad un Campionato Nazionale e lui stava girando “Il Marchese del Grillo”. “Un vero signore, quando gli ho detto che ero molto emozionata ed onorata ad incontrare un personaggio come lui, Alberto Sordi mi rispose che era lui ad essere onorato. Insomma un grande momento!”.
Ennio Moricone è stato padrino di Rita ad uno dei Campionati Nazionali e un giorno le ha fatto trovare un biglietto nel bollettino del torneo con scritto: “Brava! Studiare gli scacchi fa bene a tante cose”. Rita ha sempre pensato che gli scacchi e la musica siano simili e correlati: “Entrambi sono il risultato di una composizione creata da un autore che può avere risultati buoni o meno buoni” e di risultati la scacchista spezzina ne ha raggiunti tanti nella sua grande carriera: nove volte Campionessa Italiana, la partecipazione ai Campionati del Mondo e a sette edizioni delle Olimpiadi. L'unica donna a entrare nel Guiness dei Primati per aver acceduto alla seconda fase del mondiale in Olanda, due pubblicazioni scientifiche, una pagina su Wikipedia, l'onorificenza di Cavaliere della Repubblica.
La passione per gli scacchi non l'ha ancora abbandonata: oggi Rita insegna a tanti giovani e giovanissimi, basandosi sulla sua esperienza ha messo a punto un suo personale metodo. “Gli scacchi portano tanti benefici alla mente ed è importante che i ragazzi si avvicinino a questo mondo. Io stessa non vado mai a dormire se prima non ho fatto una partita, per me gli scacchi sono linfa vitale, non so se gli scacchi siano me o io gli scacchi” conclude.