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Ratti (Idv): "Liberalizzare non vuol dire deregolamentare"

Venerdì 8 giugno, senza troppo clamore, si è svolta un giornata di sciopero dei lavoratori del commercio che si riconoscono nella FILCAMS CGIL.

I lavoratori tra i molti motivi di malcontento ne hanno uno in particolare che come Italia Dei Valori vorremmo approfondire: la liberalizzazione degli orari delle attività commerciali.

Tutto nasce dal decreto Bersani, leader politico emiliano molto vicino al mondo delle cooperative, il quale stabilì che orari e aperture dovevano essere regolamentate da leggi regionali e regolamenti comunali i quali potevano sforare le 12 ore di apertura consecutiva, derogare al giorno di chiusura se comuni con prevalente attività turistica o città d'arte.

E' evidente che a suo tempo venne fatto un grosso regalo alla grande distribuzione che meglio poteva attrezzarsi rispetto ai negozi di vicinato.

Tenuto conto che ogni comune in Italia ha opere d'arte e quasi tutti hanno trovato il sistema di dirsi "turistici", le regioni hanno varato leggi molto elastiche in materia; in pratica tranne le feste comandate ( e a volte nemmeno quelle ) tutti possono aprire quando e come vogliono.

Nei contratti nazionali del commercio e della cooperazione si parla ancora di volontarietà del lavoro domenicale e festivo ma tutto ciò è oramai non applicabile da parte dei lavoratori. Le aziende sostengono che le aperture domenicali e festive portano maggior fatturato e incrementano l'occupazione ma in realtà negli anni si è avuto un cambio di abitudini, prima il sabato era il giorno di maggior incasso ora lo è la domenica. Fermo restando che La spezia e la sua provincia hanno sicuramente una vocazione turistica che ha ancora ampi margini di sviluppo e che non è possibile tornare a un"tutti chiusi la domenica" come venire incontro alle giuste esigenze dei lavoratori del commercio? Una proposta ragionevole potrebbe essere una rotazione delle aperture sia dei negozi di vicinato del centro storico che ha sicuramente bisogno di essere vitale ma anche delle strutture della grande distribuzione, così facendo si rispetterebbero sia le esigenze dei lavoratori non obbligati a lavorare"volontariamente" tutte le domeniche, delle famiglie che gestiscono in proprio un esercizio, delle grandi imprese che vedrebbero a rotazione chiusa la concorrenza. Come Italia dei Valori pensiamo che liberalizzare non debba voler dire deregolamentare perché da tali operazioni solo pochi guadagnano mentre molti perdono.

Mirco Ratti IDV Dipartimento Economia, Finanze Lavoro e Welfare

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