Lo spettacolo, scritto e diretto da Marco Balma, da un idea del ricercatore Gianni Neri, direttore del MaR Museo Audiovisivo della Resistenza di Fosdinovo, porta anche a Filattiera la storia di Dante Castellucci il Comandante Partigiano Facio <Ringrazio per la collaborazione e per le gentili concessioni Cesare Cattani e la famiglia Castellucci-Servidio> dice Balma <e tutti gli storici che hanno scritto sulla vicenda, è grazie alla lettura dei loro testi che mi sono appassionato alla vita di Dante Castellucci, e questo spettacolo è solo un atto di ossequio: è un modo per ricordare un ragazzo che avrebbe preferito vivere e che ha invece dovuto salutare il mondo a nemmeno ventiquattro anni>. Dante Castellucci, conosciuto come il partigiano 'Facio' è una delle figure più affascinati della storia della Resistenza, ma tra le meno conosciute. <Lo spettacolo, prosegue Balma, ripercorre la sua vita, dalla nascita in un paesino calabrese alla morte ad Adelano di Zeri nel Luglio del '44 per mano dei suoi stessi compagni di battaglia a causa di una falsa accusa di furto. Di molteplici capacità artistiche, violinista, poeta, pittore, romanziere, drammaturgo e attore, nella sua pur breve vita, Facio ha attraversato la recente storia d'Italia legandosi a nomi importanti quali quello della famiglia Cervi, della famiglia Sarzi Madidini e alla memorabile battaglia del lago Santo. Eppure, per anni, ha dovuto subire l'oblio a causa di una morte troppo imbarazzante per poter essere trattata con il necessario rispetto. Addirittura, per coprire chissà quali fantasmi, si arrivò a consegnare alla madre, nel 1963 una medaglia d'argento al valore militare, sigillando, con una motivazione inventata, l'infamia della sua morte. L'intenzione dello spettacolo non è quella di fornire prove dell' innocenza di Facio, non credo che un palcoscenico possa essere la sede adeguata, mira piuttosto a far riflettere lo spettatore su una verità semplice: la vita di un uomo è definita dalle sue azioni. Non i documenti, ma le testimonianze, non gli archivi, ma i fatti, non gli atti legali ma il comportamento parlano in sua difesa. Le persone che lo hanno conosciuto e hanno condiviso con lui la lotta, gli stenti, il carcere, il pane, le sigarette, le pallottole, che lo hanno seguito e che a lui hanno affidato la propria vita, e o hanno amato, non hanno bisogno di prove. Facio era questo. Agiva in questo modo. Giudicate voi, ribadisce Balma>. <Il 2015 ha segnato il 71° anniversario della morte di Facio, prosegue Balma, e c'è chi sta lavorando da anni per ristabilire la verità, per convertire quel falso argento in un più meritevole oro; noi degli 'evasi', pur appoggiandoli in pieno, ci limitiamo a dedicare a quel ragazzo di Calabria quest'ora e mezzo di attenzione, cercando di riportare in vita, non tanto le sue gesta, quanto l'onestà e la sincerità del suo essere uomo e, assieme con lui, di molti di coloro che hanno permesso alla nostra generazione di vivere in un paese libero>. Info 3358254436 www.evasi.it (3 agosto)