Sabato 24 maggio alle ore 20,30 , 6° Stagione d’Opera per l'Associazione Coro Lirico La Spezia che, al Teatro Civico della Spezia metterà in scena “Il Barbiere di Siviglia” Opera di Gioachino Rossini. Firma la regia Tommaso Geri
Lo ha intervistato Ezia Di Capua.
Il Barbiere è un'opera dove tutta la comicità è tessuta nella musica. Il problema è riuscire a stare allo stesso livello dal punto di vista dell'azione scenica, del gioco teatrale. Per fare questo ci vogliono degli interpreti davvero virtuosi, capaci di sostenere questo dialogo costante tra azione e musica. Puoi svelarci in anteprima un segmento delle tue note di regia?
Qualche nota di regia fuori dallo spartito.......Comici, grotteschi, erotici, frenetici... sono solo alcuni degli aggettivi per definire i multiformi slanci verso la vita che nascono dall'incontro della scrittura di Beaumarchais e quella di Rossini ne Il Barbiere di Siviglia. Ogni tensione drammatica è dissimulata, caricata a salve, con il solo fine di aumentare l'esplosione della risata. Ho avvertito principalmente questo nell'opera, nessun tentativo di riscatto sociale, nessun manicheismo morale dei personaggi, ma la sola volontà di ristorare lo spettatore da ogni angustia della realtà. Per la nostra rappresentazione abbiamo utilizzato una scena tradizionale, all'apparenza statica, che potesse essere messa in movimento dai personaggi con il loro andare venire sbattendo porte, presentandosi camuffati, chi negli abiti, chi negli intenti. Nello studio dei movimenti ho rubato senza vergogna, come del resto vuole da sempre questo mestiere, alle grandi maschere del cinema muto.
In questa rappresentazione, che riprendiamo dopo varie repliche per la recita del 24 Maggio al Civico della Spezia, mi è stata di grande aiuto la fisicità del tenore Kentaro Kitaya. Lontana dagli stereotipi del Conte, mi ha facilitato a renderlo simile ai personaggi di Buster Keaton. Abbiamo costruito un Conte impacciato e mai sicuro, sempre sull'orlo di crollare ed essere scoperto, sovrastato fisicamente dall'imponenza degli altri cantanti, ma sempre pronto a rialzarsi e, dopo essersi scrollato con indifferenza la polvere, riprendere indomito il fine preposto. Nel gesto che sembra provocare la fine del Conte, uno scivolone, un vassoio di bicchieri che sta per frantumarsi o dei baffi finti che si staccano, si nasconde la prima tessera del domino che comincia a cadere, trascinando tutti in una concatenazione di eventi che porta alla lieta risoluzione finale.
Per contrasto Figaro, laddove il Conte è attaccato alla terra, si invola nel fantastico e nell'inaspettato, con trucchi magici da tabarin di inizio novecento, forse più interessato a suscitare la meraviglia del pubblico che ad aiutare l'amico. La tensione si rompe continuamente, nel comico e nel buffo; i personaggi divengono subito vecchi conoscenti dello spettatore e appena quest'ultimo pensa di poter prendere confidenza con la recita in corso, aspettandosi il previsto, parte alle sue spalle, improvviso e tachicardico il colpo di cannone.