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"Fino al cuore della rivolta” si conferma tappa obbligata della Liberazione (foto) In evidenza

di Luca Manfredini – Il cielo plumbeo che ha accompagnato il 25 Aprile apuano non ha interrotto il tradizionale appuntamento di Fosdinovo.

 

Difficile immaginare una ricorrenza della Liberazione senza la Festa di Fosdinovo e anche quest’anno migliaia di persone si sono ritrovate nella piazza sotto il borgo e nel paese tutto per festeggiarla nel migliore dei modi possibili.

Dalla Provincia della Spezia e Massa Carrara, da Lucca, Viareggio, Pisa e ben oltre sono accorse frotte instancabili di irriducibili abituè dell’evento, per nulla spaventati dal lungo serpentone di mezzi parcheggiati lungo le vie di accesso a Fosdinovo e dalla prospettiva risaputa ed obbligata di fare una lunga camminata per accedere al Festival.

Gli accessi da Caniparola (per l’occasione a senso unico) come pure le strade a scendere a Giucano e Castelpoggio si sono già in mattinata riempite e i più invidiati del giorno sono stati i possessori di mezzi a due ruote.

Ma come sempre il relativo sacrificio degli appassionati è stato ampiamente premiato dalla calda accoglienza, dai rumori, dai cori, dai colori, dai sapori e dalla musica che impregna il lungo evento ricorrenza fosdinovese.

Le persone sono calate nel borgo e lo hanno riempito in tutti i suoi anfratti, vie, giardini e, ovviamente, nel Fosso dove i tavoli hanno faticato a contenere gli astanti e obbligato i volontari al doppio turno di servizio.

L’ormai tradizionale pranzo sociale di autofinanziamento ha mantenuto immutata la formula “Prendete ciò che volete e date ciò che potete”, ed ha soddisfatto i palati: paste, grigliate, fave e formaggio e vino a volontà per servire ben più di mille coperti.

Nessuna reazione scomposta ai tavoli neanche quando il cielo ha lasciato cadere un po’ di pioggia: dal nulla apparivano ombrelli e kway e nel nulla risparivano pochi minuti dopo, mentre il pranzo proseguiva tranquillamente.

Per chi era tardivo o solo refrattario ai tavoli serviti erano disponibili nella festa e lungo il paese “Kit di sopravvivenza” per tutti, e i panini con la porchetta, gli sgabei, le fave e i testaroli alla nutella o con pesto e parmigiano sono andati a ruba.

Come sovrano ufficiale della giornata è stato riconfermato l’Amaro Partigiano, il liquore di erbe dei “Boschi resistenti della Lunigiana – Naturalmente di parte” come recita l’etichetta, le cui bottiglie opportunatamente ghiacciate hanno ben aiutato la digestione nel dopo libagioni.

Mentre nella Torre Malaspina erano visitati i lavori esposti del Collettivo d’arte “Artiste/i per la resistenza” nel pomeriggio e sera musiche e saluti/racconti partigiani si sono avvicendati sul palco dove si sono esibite le tante band, contaminandosi assieme in un concerto resistente: Coro Garibaldi d'Assalto, Maz Vilander & Mazadam Zena, Jinot, I Pixel, Davide Giromini, Contratto Sociale, Harpo & Gas, Marco Rovelli, Visibì, Radio Zero, Los Caimanos e la partecipazione straordinaria di Bobo Rondelli.

Un grande concerto che come sempre ha animato il borgo e ripensato/riletto in tutte le chiavi musicali possibili quella commemorazione, quella storia, quell’ideale che va avanti da 74 anni.

Fosdinovo a buon ragione si è confermato una volta di più la festa della Liberazione più partecipata delle due province, una giornata di intrattenimento e celebrazioni “non stop” organizzata bene sotto ogni punto di vista, compreso quello della raccolta differenziata come eco-festa con utilizzo di materiali compostabili.
“Fino al cuore della rivolta” organizzato come sempre da “Archivi della Resistenza” ha rivissuto il suo essere e la capacità di accogliere e coinvolgere nella festa incentrata su quei giorni del ‘45 che segnarono l’Italia, attendiamo a breve il programma estivo del Festival della Resistenza

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