"La riforma della sanità proposta dal presidente della Regione Bucci rischia di peggiorare la salute dei liguri". È netto il giudizio di Roberto Centi, capogruppo in Consiglio comunale della lista LeAli a Spezia/Alleanza Verdi e Sinistra e responsabile sanità regionale di Sinistra Italiana, che interviene sul progetto di legge regionale volto a unificare la gestione del sistema sanitario in un’unica Asl ligure.
Secondo Centi, l’accentramento della governance sanitaria a Genova rappresenterebbe "un passo nella direzione sbagliata". "La sanità ligure soffre già oggi di gravi criticità: liste d’attesa interminabili, forti squilibri territoriali e una crescente fuga di pazienti verso altre regioni. La riforma Bucci non risolverà questi problemi, anzi li aggraverà, perché fa l’opposto di ciò che serve: bisogna avvicinare la sanità ai cittadini, non allontanarla, e tanto meno accentrare tutto su Genova."
Centi punta il dito anche contro la distribuzione disomogenea delle risorse umane e strutturali sul territorio: "I dati regionali lo dimostrano chiaramente: nell’Asl 5 Spezzino operano poco più di 12 operatori sanitari ogni mille abitanti, vale a dire uno ogni circa 81 persone, contro una media ligure di 15. Questo significa che mentre nell’Asl 2 Savona ci sono circa 300 operatori in più rispetto alla media e nell’Asl 3 Genova addirittura 640 in più, nello Spezzino mancano ben 489 unità".
Nemmeno un’eventuale suddivisione della Liguria in tre aree vaste basterebbe a riequilibrare la situazione: "Il Ponente avrebbe 115 operatori in più sulla media, - continua Centi - Genova 640 in più, mentre il Levante si troverebbe con 755 unità in meno rispetto al fabbisogno. E questo considerando che il numero complessivo di operatori in Liguria è già oggi insufficiente".
Il capogruppo di LeAli a Spezia mette poi in guardia sui rischi dell’accentramento: "È impensabile immaginare un’unica centrale di diagnostica per immagini per tutta la Liguria. Il rapporto diretto tra medico e radiologo è fondamentale, e con una gestione unica il rischio è di finire per esternalizzare la refertazione a soggetti privati di bassa qualità. Le liste d’attesa non si accorciano con le leggi, ma con assunzioni, nuovi spazi, investimenti in attrezzature e potenziamento delle strutture".
Infine, l’appello: "Servono medici e infermieri, non nuovi dirigenti o commissari. Temiamo che la Asl unica diventi un disastro annunciato, capace di cancellare quella rete di prossimità che è il cuore del welfare sanitario. La salute deve restare un diritto accessibile a tutti, non un privilegio per chi può permettersi di spostarsi o pagare di tasca propria".







