Si è svolta oggi, alla banchina Giovannini della base navale della Spezia, la cerimonia dell’ultimo ammainabandiera per il cacciamine Milazzo (M 5552) e per la nave esperienze Vincenzo Martellotta (A 5320), due unità che hanno segnato la storia recente della Marina Militare Italiana.
Il Milazzo, appartenente alla classe Lerici, fu impostato nel 1978 e varato nel 1985 nei cantieri Intermarine di Sarzana. Lungo quasi 50 metri, con un dislocamento di 635 tonnellate e un equipaggio di 44 persone, ha operato per quarant’anni in missioni NATO, bonifiche sottomarine e operazioni di sicurezza marittima. Nel corso della sua carriera ha percorso oltre 183.000 miglia nautiche, toccando 21 nazioni, e ha fatto parte dei gruppi permanenti SNMCMG2 impegnati nella lotta contro le mine navali.
La Martellotta, costruita nel 1988 presso i cantieri Picchiotti di Viareggio e consegnata alla Marina l’anno successivo, è un’unità ausiliaria lunga 43 metri e con un dislocamento di 344 tonnellate. Ha operato come piattaforma sperimentale per test su siluri leggeri e pesanti, sistemi d’arma subacquei e progetti di ricerca italo-francesi, in collaborazione con il Centro di Supporto e Sperimentazione Navale.
Alla cerimonia, svoltasi al tramonto in un’atmosfera densa di emozione, erano presenti autorità civili e militari, tra cui l’Ammiraglio di Squadra Aurelio De Carolis, Comandante in Capo della Squadra Navale. Nel suo intervento ha ricordato «il valore simbolico del passaggio dal servizio operativo al disarmo» e «il legame profondo che unisce ogni equipaggio alla propria nave».
Con l’ultimo ammainabandiera, le due unità cessano ufficialmente l’attività operativa e si avviano verso la dismissione. Ma, come ha ricordato più volte durante la cerimonia, «una nave non muore mai davvero: continua a vivere nei ricordi di chi l’ha servita».







