Il colpo d’occhio della cattedrale di Cristo Re, dove ieri mattina si è svolto il rito funebre per don Andrea Santini, era per certi aspetti davvero straordinario. Attorno al feretro, quasi stretto idealmente in un abbraccio da parte del grande tempio cuore della diocesi, e alla foto sorridente del sacerdote scomparso, c’era il vescovo, Luigi Ernesto Palletti, attorniato da oltre cinquanta sacerdoti e diaconi. C’era una folla di fedeli, c’erano i fratelli e le sorelle di don Andrea, con i tanti nipoti e familiari, cinque sindaci, delle comunità civili che aveva nel tempo interagito con lui. C’erano poi, in una parte dei banchi della chiesa, decine di ragazzi e di ragazze, già suoi alunni alle lezioni di Religione dell’istituto superiore “Capellini - Sauro” della Spezia: ragazzi di quella “generazione Z” di cui si parla tanto, talora come di una generazione priva di sentimenti o di volontà di impegno, e che invece apparivano davvero commossi e partecipi.
Tutto questo ha dato l’ultima testimonianza terrena della vita e dell’impegno di un sacerdote, che un grave male - acutizzatosi negli ultimi mesi - ha portato via a soli cinquantasette anni. Il vescovo Palletti, nell’omelia, ha descritto in maniera efficace la figura del parroco di Castelnuovo Basso e, prima, di diverse altre parrocchie nella piana di Luni.
«Amicizia, vicinanza, fraternità - ha detto il vescovo -, vissute però sempre nel desiderio di essere fedele alla Parola di Dio e al Magistero della Chiesa. Una fedeltà che non lo allontanava dalle persone, anche nei casi più difficili; non ne impediva la prossimità e la compassione, ma si faceva premurosa di illuminare ogni situazione con la verità che proviene dal Cristo, senza offuscarla, senza sminuirla né tantomeno alterarla o adattarla».
Così in effetti era don Andrea: per tanti è stato davvero un amico, nel senso più autentico ed anche evangelico del termine («Vi ho chiamato amici»), e la sua amicizia si manifestava in modo vivo nel suo sorriso, ricordato più volte in questi giorni. Anche il cammino difficile e doloroso della malattia era stato sempre contrassegnato dal quel sorriso, un sorriso semplice, talora appena accennato, eppure penetrante, incisivo, proprio come le persone si aspettano da un uomo di Dio.
Lunedì 29 agosto don Andrea, pur provato dal male, aveva voluto presiedere ancora una volta, nella sua parrocchia, i riti in onore della Madonna della Guardia. La tradizionale, lunga processione non l’aveva potuto seguirla a piedi, ma non vi aveva rinunciato, compiendolo in auto. È bello immaginare oggi che proprio quel giorno, seguito a breve dall’ultimo ricovero, sia iniziata per lui, sotto il velo protettivo della Vergine, l’ultima parte di un cammino diverso, conclusosi nel primo pomeriggio di mercoledì scorso nell’hospice dell’ospedale di Sarzana.
Al termine del rito, i brevi interventi che si sono succeduti al microfono (il fratello don Filippo, che aveva concelebrato con il vescovo, una delle nipoti, una studentessa del “Capellini”, la sindaca di Castelnuovo) hanno tutti sottolineato la ricchezza del contributo umano e cristiano dato da don Andrea a quanti sono stati partecipi della sua vita e della sua attività. Il vescovo, a sua volta, aveva portato il cordoglio di diversi confratelli vescovi, che tutti avevano conosciuto e stimato lo scomparso: il patriarca Moraglia, già vescovo diocesano, il vescovo Borghetti di Albenga - Imperia, già suo insegnante di teologia, il vescovo Brambilla di Novara. Quanto al legame con Castelnuovo Magra, legato anche alla famiglia di origine della mamma, esso è stato confermato non solo dall’imponente partecipazione al rito di commiato che nella chiesa parrocchiale si era svolto già venerdì sera, ma anche dalla decisione di don Andrea di essere sepolto nel cimitero di Molicciara. Alla famiglia, che anche in questa occasione ha dato grande prova di unità e di testimonianza cristiana, facciamo dunque pervenire una volta di più le nostre condoglianze.
(Egidio Banti)







