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Nave Vespucci, il racconto del Comandante Lai: "Capo Horn, la nostra sfida. La Spezia, il nostro ritorno a casa" In evidenza

di Anna Mori - Il Comandante Lai ha accompagnato il racconto del giro del mondo con immagini e video.

“Quando il Vespucci è entrato nel Golfo, ci siamo sentiti finalmente a casa”: con queste parole, il Capitano di Vascello Giuseppe Lai, comandante della nave scuola Amerigo Vespucci, ha aperto ieri il suo toccante racconto presso la Sala Consiliare della Provincia della Spezia, davanti a istituzioni e cittadini. Un momento fortemente simbolico per la città, che accoglieva il ritorno del "veliero più bello del mondo" dopo quasi due anni di giro del mondo.

Un’ora intensa di immagini, emozioni, parole e memoria condivisa. Il comandante ha ripercorso con lucidità, ironia e orgoglio le tappe più difficili, quelle più esaltanti e le più commoventi, tra cui l’impegno straordinario dell’equipaggio, le sfide meteorologiche, le missioni istituzionali all’estero, e, in particolare, l’impresa mai compiuta prima nella storia del Vespucci: doppiare Capo Horn.

Capo Horn, il cuore del racconto

Nel suo intervento, il comandante Lai ha dedicato ampio spazio proprio al transito di Capo Horn, una sfida vissuta con tensione, rispetto e senso di responsabilità.

Dopo la sosta a Buenos Aires per la manutenzione — un’altra prima volta nella storia della nave, svolta fuori dalla base della Spezia — il Vespucci ha affrontato una lunga navigazione attraverso lo Stretto di Magellano, spinta verso sud-est, nel tratto tra Pacifico, Atlantico e Antartico, in una delle zone più estreme del pianeta.

Lai ha raccontato i preparativi, i calcoli, le rotte ipotizzate — quattro in tutto — valutate insieme alla Marina Cilena, che ha fornito supporto con simulatori e cartografia locale. Dopo un confronto tra comandante, nostromo e Capo di Stato Maggiore, è stata scelta la rotta più audace: un passaggio completamente esterno, con uscita in mare aperto e ritorno a Punta Arenas, tra due perturbazioni.

"Il 4 aprile 2024, a mezzogiorno, abbiamo lasciato Punta Arenas, con mare forza 6 e vento da nord-ovest che ci spingeva verso Capo Horn. Una sfida nella sfida, anche emotiva."

A bordo c’erano 250 membri d’equipaggio, due ricercatrici dell’Istituto Superiore di Sanità, quattro giornalisti, e un equipaggio consapevole di stare facendo qualcosa di unico. Con le vele di tela olona – resistenti ma vulnerabili al gelo – il Vespucci ha aperto cinque vele e ha navigato fino a 11 nodi, alternando propulsione velica e motori ausiliari. Una vela si è danneggiata per il freddo estremo.

"Non mi sono sentito solo – ha detto Lai – perché la forza dell’equipaggio, la razionalità del gruppo e la preparazione di tutti ci hanno guidati anche nelle decisioni più difficili."

Il freddo era estremo, la percezione sulle mani era quasi nulla. Il vento, le onde, la mancanza di fari o presenze umane, hanno segnato l’intera traversata.

Scortati dal cacciatorpediniere Caio Duilio e dalla fregata Alpino nel Mar Rosso

Tra le tappe più significative del viaggio anche il passaggio nel Mar Rosso, reso pericoloso dalla crescente instabilità dell’area, soggetta agli attacchi delle milizie Houthi. Qui il Vespucci ha navigato scortato dal cacciatorpediniere Caio Duilio e dalla fregata Alpino, due unità della Marina Militare Italiana.

L’operazione è avvenuta nel contesto della missione Aspides, a guida italiana, per garantire la sicurezza della navigazione internazionale.

"Quel tratto ci ha ricordato che siamo non solo una nave-simbolo, ma anche uno strumento di proiezione del Sistema Paese, al fianco delle nostre Forze Armate. Navigare in quel tratto con il Duilio e l’Alpino è stato un segno di unità e forza."

Il ritorno in Italia

Dopo aver attraversato 30 paesi, 35 porti, cinque continenti, e percorso oltre 46.000 miglia (quasi 50.000 con il tour italiano), il Vespucci è tornato in Italia il 1° marzo a Trieste. Da lì ha toccato 18 tappe, tra le città più rappresentative del Mediterraneo, fino all’arrivo a Genova il 10 giugno per la Festa della Marina Militare.

Il ritorno a casa: l’abbraccio della Spezia

Dopo quasi due anni di navigazione intorno al mondo, La Spezia ha segnato per l’equipaggio di Nave Vespucci un ritorno a casa. Il Comandante Lai ha espresso con parole semplici ma profonde la gratitudine per l’accoglienza ricevuta, sottolineando come l’ingresso nel Golfo sia stato un momento carico di emozione.

"L’emozione di imboccare il Golfo della Spezia, accolti con tanto affetto, è stata unica."

Un arrivo atteso, che ha unito la dimensione simbolica del viaggio al calore concreto di una città che ha sempre guardato al Vespucci con orgoglio e senso di appartenenza.

Il Vespucci: nave, casa, simbolo

L’equipaggio di Nave Vespucci, durante questo lungo e impegnativo viaggio, si è trasformato in una vera e propria famiglia. La convivenza in spazi ristretti per quasi due anni, con tutte le sfide e le difficoltà del mare, ha creato un legame profondo tra tutte le persone a bordo.

Il Comandante Lai ha raccontato come la gestione dell’equipaggio sia stata fondamentale per mantenere alto il morale e garantire la collaborazione di tutti: "Abbiamo condiviso non solo il lavoro quotidiano, ma anche i momenti più silenziosi, le giornate di bonaccia in cui la navigazione sembrava ferma, e le serate in cui, per alleggerire la routine, organizzavamo incontri, giochi e momenti di svago."

Durante la navigazione, l’equipaggio ha dovuto affrontare insieme sia le condizioni meteorologiche difficili sia le lunghe giornate di isolamento. Proprio per questo, il rapporto umano è stato il vero motore della vita a bordo, una comunità che si sostiene e cresce giorno dopo giorno, celebrando insieme ogni tappa importante del viaggio.

Sono state infatti organizzate vere e proprie cerimonie per i passaggi più significativi: il superamento dell’equatore, la linea di cambio di data, Capo Horn, gli stretti strategici.

Questi momenti hanno rappresentato occasioni di condivisione e festa, rafforzando lo spirito di gruppo e l’appartenenza a un progetto comune che unisce tradizione, impegno e orgoglio.

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