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"Perseveranza", l'opera di Gloria Giuliano su una vela dismessa del Vespucci In evidenza

di Anna Mori - Un progetto culturale firmato The Spezziner e Cantiere della Memoria.

C’è una vela che ha solcato mari lontani, intrisa di vento salmastro e racconti di oceano. Per anni ha accompagnato il maestoso Amerigo Vespucci nei suoi viaggi di formazione, fino a quando – nel 2005 – logorata dal tempo, è stata rimossa dai suoi alberi. Ma quella tela, pur sfibrata, non ha mai smesso di raccontare il mare.

Dopo una prima apparizione nel 2008, durante l’evento “Vespucci in piazza” a Cadimare – occasione in cui fu celebrata la costruzione del Quinto Remo – la vela è tornata protagonista. Terminato l'evento, il comandante Fabio Castiglia l'affidò allora al Cantiere della Memoria, progetto culturale ideato da Corrado Ricci, per darle nuova vita. E oggi, proprio da quel luogo simbolico del porto antico delle Grazie, prende forma una nuova opera: “Perseveranza”.

L’arte incontra la storia grazie alla sinergia tra Cantiere della Memoria e The Spezziner, con la guida del coordinatore Mauro Baraldi e la creatività di una delle figure più rappresentative del collettivo: l’artista spezzina Gloria Giuliano. Già nota per opere ispirate al mare, Gloria Giuliano ha trasformato un frammento della vela dismessa in un tributo a lavoro dei marinai di ogni epoca e a un valore che attraversa i secoli: la perseveranza, lo stesso principio che campeggia nel motto del Vespucci: "Non chi comincia ma quel che persevera."

"Sono felice di aver contribuito a far rivivere una vela così preziosa, - dichiara Gloria Giuliano - carica di storia e memoria. Un frammento del Vespucci che ora continua a raccontare, attraverso la mia arte."

Il processo creativo è stato lungo e complesso: dalla pulizia e lavorazione della tela di canapa, alla sua tintura con caffè, fino alle nuove cuciture e all’intervento pittorico con acrilici, grafite, spatole e pennelli. Ne è nata un’opera intensa, viva, tridimensionale.

La scena raffigura tre vecchi marinai impegnati in una manovra sui pennoni, i loro corpi scolpiti dalla fatica, espressioni tese e determinate. Le cime che si intrecciano diventano simbolo dei legami invisibili che uniscono generazioni di uomini di mare, e tra loro l’Amerigo Vespucci, icona della marineria italiana. A rendere l’opera ancora più viva, una cima reale attraversa la tela, saldando arte e memoria, passato e presente. Preziosi i contributi tecnici di Ornello Ferraresi e Giuseppe Caruana, che hanno arricchito ulteriormente il lavoro.

Ora l’obiettivo è portare quest’opera nei luoghi in cui il mare è protagonista, lungo le rotte culturali del collettivo The Spezziner e dell’associazione La Nave di Carta, attraverso il Cantiere della Memoria, continuando a far vivere quella vela che, anche a terra, sa ancora parlare di mare.

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