Ancora una volta tutta la città della Spezia si è mobilitata per le operazioni di sbarco dei migranti, questa volta dedicate alle 68 persone soccorse e salvate nelle acque del Mar Mediterraneo dalla nave HUMANITY 1. Tra le realtà cittadine che si sono mobilitate e che lunedì 5 maggio erano presenti al molo per le operazioni di sbarco c’era anche la Cooperativa sociale Mondo Aperto che, grazie ai suoi mediatori interculturali, è stata al fianco degli operatori della Questura per facilitare le operazioni di riconoscimento e identificazione dei migranti. Il lavoro di mediazione e traduzione è fondamentale in un momento tanto frenetico, stressante, confuso ma al tempo stesso importante come quello dello sbarco. E questo vale sia per i migranti sia per gli operatori pubblici in servizio.
Calmare e rassicurare le persone appena sbarcate sul percorso che stavano intraprendendo, spiegandogli le cose nel dettaglio, è stato molto importante per mantenere un’atmosfera serena e collaborativa. I mediatori hanno inoltre collaborato con la Polizia anche alle interviste individuali, per raccogliere le informazioni necessarie a individuare gli scafisti a bordo o le organizzazioni criminali che guadagnano da questi viaggi, mettendo a rischio la vita di persone innocenti e disperate.
I mediatori di Mondo Aperto hanno incontrato 68 persone, tra cui moltissime famiglie, minori e numerosissimi bambini.
"Ci piacerebbe parlare di alcuni dei volti e delle storie che, fra tutti quelli incontrati, i nostri mediatori non possono dimenticare.
Abbiamo incontrato una donna - raccontano - che aveva intrapreso questo pericolosissimo viaggio per raggiungere il marito, già stabilito qui in Italia, e che viaggiava con sette figli al seguito, sette bellissimi fratelli e sorelle dai 2 ai 14 anni! Bambini dolcissimi che si aiutavano a vicenda in una situazione così stressante e che, non appena la mamma entrava in una stanza per le operazioni di identificazione e fotosegnalamento, cercavano di entrare con lei, di seguirla, e non la perdevano mai con lo sguardo.
Abbiamo incontrato e parlato a lungo anche con una donna che parlava quattro lingue, tra cui l’inglese, e si è imbarcata in questo rischiosissimo viaggio completamente da sola, una donna che per molti anni ha lavorato in Libia come medico, assistendo purtroppo a moltissime tragedie ed efferatezze".
"Sono molte le storie che si incontrano lavorando in un contesto del genere ed avendo la possibilità di comunicare direttamente nella lingua madre della persona, storie che spesso restano sepolte dietro ai numeri e alle statistiche di questi grossi eventi ma che sarebbe bello invece poter fare arrivare a ogni cittadino.
Ad ogni sbarco ci si rende conto di quante forze vengano chiamate in causa in un evento di questo tipo tra Enti Pubblici e Enti del Terzo Settore. Si tratta di eventi molto complessi in cui è essenziale la collaborazione tra le varie realtà messe in gioco, ognuno con le sue competenze e specificità. Questa collaborazione, essenziale nel momento dello sbarco, sarebbe importante che venga mantenuta e potenziata anche al di fuori di questi momenti emergenziali. Lavorare insieme e unire le forze, le competenze e le capacità si dimostra sempre essere le strada migliore per il raggiungimento del bene comune", concludo i mediatori di Mondo Aperto.