A poche ore dalle celebrazioni Pasquali e dalla morte di Papa Francesco, c’è una svolta nel caso Don Giulio Mignani. Attraverso un doppio post sui social, l’ex parroco di Bonassola sospeso “a divinis” dal Vescovo della Spezia Monsignor Palletti, rende nota la sua forte decisione di abbandonare completamente le vesti sacerdotali, aggiungendo di voler essere anche rimosso dall’elenco dei battezzati della Chiesa Cattolica, mediante una lettera aperta.
Dopo anni di battaglie per questioni socialmente rilevanti, Mignani non ci sta più e tramite la seguente comunicazione, riferisce la sua presa di posizione.
Raccomandata A/R
20 aprile 2025, Pasqua di Rinascita
Gentile Monsignor Palletti,
sono ormai passati più di due anni e mezzo da quando lei mi ha notificato l'avvenuta sospensione a divinis (3 ottobre 2022). Nel nostro ultimo incontro (7 marzo 2025), avvenuto purtroppo solo dopo quasi due anni dal precedente (3 aprile 2023), le ho anticipato che avrei utilizzato il tempo di Quaresima che avevamo appena iniziato per portare a conclusione la riflessione che mi ha accompagnato in questi due anni e mezzo. Giunta la Pasqua, attraverso questa mia lettera, condivido con lei l'esito di questa mia riflessione.
In questo periodo, oltre a riscontrare, anche personalmente, l'inesistenza di una Chiesa "madre" che si interessa della vita dei suoi membri e di una Chiesa "famiglia'' aperta all'ascolto e al confronto fraterno, ho avuto modo di approfondire non solo i temi che hanno motivato la mia sospensione ma anche altri aspetti importanti che fanno parte della dottrina della Chiesa Cattolica. L'esito di questa mia ulteriore, prolungata e approfondita riflessione, mi ha condotto a sentirmi a disagio e sempre più lontano rispetto alla maggior parte delle dottrine che vengono proposte dalla Chiesa stessa. E' un disagio che non nasce ora, nella situazione contingente che sto vivendo, ma che ha sedimentato nel tempo, è stato a lungo moderato, o meglio parzialmente rimosso, anche a causa dei pesanti condizionamenti legati al mio percorso formativo e poi al contesto di Chiesa in cui mi sono trovato ad operare, come anche al senso di appartenenza al corpo ecclesiale e a quelli che mi apparivano come doveri legati al ministero. Tuttavia il lungo periodo di "vuoto ecclesiale" che ho sperimentato in questi due anni, pur nel rammarico a cui ho appena accennato, mi ha finalmente consentito un'analisi più libera, uno sguardo intellettualmente e umanamente più onesto e oggettivo sulla realtà della Chiesa e sulle reali possibilità di sentirmi ancora coinvolto in tale contesto.
La fonte del mio disagio, infatti, non è solo il modo con il quale la Chiesa Cattolica affronta i temi legati alla teologia morale, quali i diritti della comunità lgbtqia+, l'eutanasia o l’aborto. Mi è in realtà di ostacolo tutto il sistema dottrinale, elaborato in tempi ormai lontani e mai seriamente rivisitato in chiave critica, alla luce dei saperi, della sensibilità e delle reali domande della contemporaneità. Non mi riferisco soltanto ai dogmi che classicamente risultano maggiormente controversi, come quelli relativi all'Immacolata Concezione, alla Verginità di Maria, alla sua Assunzione in corpo e anima al cielo, o al dogma dell'infallibilità papale: dogmi che, in compagnia di non pochi credenti anche praticanti, ritengo non solo non credibili, ma anche del tutto inutili al fine di una matura esperienza di fede. Un analogo imbarazzo mi crea in realtà l’intero "sistema" dottrinale, per così dire la "spina dorsale" del credo cattolico. Mi riferisco ai dogmi relativi al peccato originale, alla divinità di Gesù, alla sua morte redentrice, intesa come sacrificio espiatorio offerto in riparazione dei peccati degli esseri umani, fino ad arrivare all'idea della risurrezione "della carne". Dogmi che costituiscono appunto un "sistema" in quanto sono strettamente collegati tra di loro e dai quali è scaturita la messa a punto, da parte della Chiesa di un altro "sistema', quello sacramentale: la via che, a partire dal battesimo, consentirebbe di accedere all'economia di salvezza, a questo punto rigorosamente dispensata e gestita, in via esclusiva, dalla Chiesa stessa. Dio avrebbe cioè scelto un'Istituzione Ecclesiale per mediare la propria Grazia attraverso degli strumenti, i sacramenti, messi a sua disposizione. Con l'idea implicita che, nel rapporto con il divino, gli esseri umani abbiano bisogno della Chiesa Cattolica come intermediario indispensabile. Tutto ciò risulta del resto perfettamente in linea con l'assurda e pericolosa convinzione della Chiesa Cattolica di possedere un rapporto privilegiato con la Verità, di essere l'unica Istituzione sulla terra ad aver ricevuto da Dio la rivelazione definitiva e completa del mistero della salvezza, di essere l'unica "vera" religione. Le dottrine che ritengo non credibili sarebbero molto più numerose e comprenderebbero anche temi quali il modo di considerare la Bibbia come Parola di Dio o il ruolo delle donne all'interno della Chiesa Cattolica; ma la loro esposizione, così come un'argomentazione più dettagliata dei temi sopra elencati, richiederebbero troppo spazio.
Ciò che mi rammarica è anche il constatare come, nonostante molti teologi ed esegeti, nel corso dei vari secoli ma soprattutto in epoca recente, abbiano messo in evidenza 1e criticità presenti nella dottrina cattolica e abbiano cercato e proposto nuovi e più fecondi modi di interpretare i testi, o di delineare immagini del divino che non fossero così contraddittorie e per molti aspetti respingenti, il Magistero ufficiale della Chiesa Cattolica non li abbia mai tenuti in considerazione, ma anzi li abbia criticati e condannati, rendendosi così ulteriormente poco credibile, viste le acrobazie intellettuali in cui ha dovuto prodursi per smentire tali contenuti. Si è dunque così determinato il permanere di una situazione che costituisce un'offesa al buon senso e alla ragionevolezza delle persone, soprattutto in ragione del modo dogmatico e autoritario di trattare i temi, senza una reale possibilità di discuterne dialetticamente e in un clima di libertà. Mi sono così reso conto di come la struttura ideologica e gerarchica della Chiesa Cattolica renda assolutamente impossibile realizzare quei cambiamenti che sarebbero necessari e che io avrei desiderato e auspicato, nell'ambito di una teologia che tenesse conto anche delle nuove acquisizioni delle scienze umane e del pensiero scientifico.
Ho inoltre, e soprattutto, realizzato con maggiore chiarezza come io non sia affatto disposto a far tacere in me le esigenze della logica, della sana ragione, di un sentire compiutamente "umano" e orientato alla com-passione; un sentire che risponda prima di tutto alla mia coscienza libera e non al dettato di un'Autorità che mi chiede un'obbedienza acritica, tacciandomi di eresia per ogni pensiero non dogmaticamente orientato. Ho così maturato una decisione che ora le comunico attraverso questa mia lettera: quella di abbandonare non solo il sacerdozio ministeriale ma anche la mia stessa appartenenza alla Chiesa. Non credendo più al valore ontologico del battesimo e ritenendo quest'ultimo un semplice rito di appartenenza all'Istituzione Chiesa, desidero non essere più annoverato fra i "battezzati" (le allego la mia relativa richiesta). Non riesco più a far parte di una Chiesa e di una religione che si crede l'unica detentrice e distributrice di verità e di salvezza e che propone una dottrina che mi appare fredda, finalizzata alla conservazione del potere, costruzione "troppo umana" e nello stesso tempo così poco attenta all'umano, sostanzialmente non credibile. Non riesco più a trovare Dio in ciò che essa mi propone... e preferisco pertanto compiere un diverso viaggio interiore, una diversa ricerca spirituale. Infatti, se è vero che non posso più definirmi “cristiano", in quanto non riesco più ad avere come riferimento "il Cristo" così come è stato elaborato dalla Chiesa nel corso dei secoli, e potrei forse con più verità definirmi “gesuano" (nel senso che riconosco l’importanza che nella mia vita ha avuto ed ha la figura dell'uomo Gesù), rimango però certamente un credente, una persona che nutre la propria spiritualità credendo nel divino, pur comprendendo l'impossibilità di definirlo.
Felice di rimanere liberamente in ricerca, in ascolto dello Spirito che (così come la Chiesa stessa, pur contraddicendo se stessa, mi ricorda) soffia dove vuole, la saluto cordialmente e la ringrazio.
Giulio Mignani