La Veglia pasquale, nella serata di ieri, ha segnato l’inizio della solennità più grande e importante dell’anno liturgico, Pasqua di Risurrezione. Oggi il vescovo Luigi Ernesto Palletti presiede come di consuetudine la Messa pontificale nelle due città vescovili della Spezia e di Sarzana: alle 10.30 nella cattedrale di Cristo Re alla Spezia e alle 18 nella basilica concattedrale sarzanese di Santa Maria Assunta.
Ma è stata tutta la Settimana Santa a rappresentare, nei giorni scorsi, il culmine del periodo di preparazione alla Pasqua. Di particolare rilievo è stata, la mattina del Giovedì Santo, la Messa crismale, così chiamata perché nel corso del rito il vescovo prepara e benedice gli oli santi, da utilizzarsi nel corso dell’anno per il conferimento dei sacramenti. Alla Messa partecipa tutto il clero diocesano: erano infatti presenti diverse decine di sacerdoti e molti diaconi permanenti. Presenti anche numerose religiose di diverse congregazioni e i fedeli. Primi concelebranti sono stati il vicario generale monsignor Enrico Nuti e il presidente del capitolo della cattedrale monsignor Pier Carlo Medinelli. Il rito è stato trasmesso in diretta da Tele Liguria Sud, raggiungendo così le abitazioni di tutta Spezia.
Nell’omelia, il vescovo ha inteso sottolineare il valore e il significato del sacerdozio, inserendolo nel contesto dell’annuncio pasquale. «Oggi - ha detto monsignor Palletti ai sacerdoti - noi ricordiamo l’istituzione del sacerdozio ministeriale, che nulla toglie al sacerdozio comune dei fedeli: anzi, si completano l’uno con l’altro, pur però nella loro distinzione di essenza e non semplicemente di grado». «L’antico sacerdozio - ha proseguito - era conseguenziale, faceva parte di una discendenza, anche fisica: una tribù era stata preposta a quel servizio. Noi non succediamo a nessuno, perché noi non siamo i successori di Gesù Cristo. Noi siamo resi partecipi dell’unico sacerdozio di Cristo, unico eterno sacerdote, l’unico che possa cancellare i peccati». Questo ci dà la garanzia di un’azione efficace: è Cristo stesso infatti che parla nella proclamazione del Vangelo e che è presente nella celebrazione dei sacramenti. Ma anche ci rende responsabili di una fedeltà: alla sua Parola, che va non solo proclamata, ma accolta, meditata, studiata e soprattutto interiorizzata. «Fedeli nei suoi gesti, e coraggiosi, perché la fedeltà comporta il coraggio di dire le cose come stanno: nella misericordia, nella dolcezza, ma senza mai venire meno alla verità che siamo chiamati ad annunciare ... L’apostolo Paolo dice ai convertiti: non siamo padroni della vostra fede, ma se mai custodi della vostra gioia». Una cosa in più si impone, secondo il vescovo, nel cammino ecclesiale della Chiesa: cammino “sinodale”, che poi null’altro vuol dire se non cammino “fatto in comunione”, fatto insieme: «Ma perché vi sia autentica sinodalità dobbiamo disporre, per trasmetterla al popolo di Dio, una reale identità di ciò che siamo. Di qui l’importanza di riscoprire la figura sacerdotale all’interno del popolo di Dio».
E ancora: «Dobbiamo “rispolverare” in modo profondo e autentico la freschezza del Vangelo di Cristo: senza il Vangelo tutto cadrebbe. Senza far venir meno la speranza, perché il Vangelo va sempre contro corrente: “Non temere piccolo gregge, perché al Padre è piaciuto così”» L’efficacia del Vangelo non va confusa con l’efficienza del ministero, che pure ci vuole. L’efficacia è insita nell’opera del Signore Gesù, anche di fronte alla caduta totale di ogni efficienza, ed è massima nella Croce. In un concetto, tutti, sacerdoti e fedeli, dobbiamo riprendere in mano l’essenza del nostro Vangelo, fatta di parole e di gesti resi potenti dalla Sua presenza: “Chi ascolta voi, ascolta me”.
Al termine della Messa il vescovo ha fatto memoria dei sacerdoti scomparsi nell’ultimo anno: don Giovanni Marchi, don Luciano Gattellini e don Giuseppe Savoca. Ha ricordato inoltre il decano della diocesi don Carlo Morachioli (71 anni di sacerdozio) e quanti compiono quest’anno ricorrenze significative di ordinazione: don Regolo Vincenzi (60 anni), don Gianluigi Figone e don Gianni Sarti (50 anni), don Gilberto Caceres, don Hugo Infante Yanez e padre Michael Sebastian (25 anni), ai quali si unisce il diacono Angelo Cerretti (25 anni). Con loro anche don Samuele Bragazzi, ordinato lo scorso anno.