Il borgo di Cadimare la conosce come "Baracca", da sempre un punto di riferimento per costruzioni ex novo, riparazioni o luogo di incontro dove poter ascoltare storie di mare affascinanti o più semplicemente per scambiare quattro chiacchiere.
La Baracca Faggioni è un piccolo e semplice capannone di 8 metri per 5, con il tetto in lamierino ondulato, le pareti esterne composte a doghe di larice incastrate e il pavimento a tavoloni larghi di pino, una preziosa testimonianza, ancora superstite nel nostro golfo, del laboratorio-fucina del "Mastro d'ascia", di un antico mestiere che ha contribuito a scrivere le nostre tradizioni.
Inserita recentemente tra i "Luoghi del Cuore" del FAI, la Baracca Faggioni ha ricevuto più di 1.000 voti in pochissimo tempo, ma per poter accedere alla seconda fase del Censimento FAI ne sono necessari ancora . Il Comitato che promuove questa candidatura, lancia quindi un appello a tutti gli spezzini, affinché con il loro voto contribuiscano a questo progetto.
E' possibile votare più luoghi, ma non lo stesso due volte. Quindi, anche coloro che hanno già espresso la loro preferenza per un altro bene inserito tra i "Luoghi del Cuore", possono sostenere anche questa candidatura votando alla pagina: https://fondoambiente.it/luoghi/baracca-faggioni?ldc
Costruita nel 1920 da Guido Faggioni e dai fratelli Ugo ed Albino, tutti Maestri d'ascia, proprio di fronte alla loro casa, di fronte all'area che oggi è il parco giochi del paese, è una delle più datate concessioni demaniali nel Golfo dei Poeti. Fu nella metà degli anni venti, quando venne realizzata la Base Militare per idrovolanti, che la Baracca venne fatta "slittare" su rulli, attraversando l'intero paese, fino all'attuale sito. Slittare perchè fu pensata non ancorata al terreno, ma mobile provvista cioè di due "scivoli" come una barca nello scalo in procinto al varo.
Nella Baracca le barche si concepivano, si tracciavano e si costruivano con il garbo e quella sensibilità che sta alla base dell'arte del maestro d'ascia, progettista ed interprete della barca da costruire. È questo il caso dello scafo più noto tra quelli usciti dal laboratorio dei fratelli Faggioni che nel 1934 realizzarono la nuova barca da regata per il Palio del Golfo. Un "violino" che, per le rivoluzionarie forme del suo scafo - composto da ordinate di olmo, fasciame di douglas da 6 mm di spessore e per il suo straordinario peso di soli 54 Kg - detta per prima i canoni del regolamento della prestigiosa competizione tra le borgate del Golfo della Spezia.
E' il luglio del 1934 quando la madre dei fratelli Faggioni, Isolina, muore. Essendo anche questa barca, come le precedenti che avevano rappresentato il paese di Cadimare nel Palio, proprietà privata della famiglia Faggioni, viene pittata di nero per onorare il recente lutto. Vincendo la rivincita del Palio di quell'anno, l'elegantissima imbarcazione passa alla storia come il Gatto nero, tutt'oggi un mito per l'intera borgata di Cadimare.
Gli anni passano e la Baracca è sempre più attiva, una vera e propria fucina da cui usciranno gozzi per i pescatori e canotti da diporto commissionati al buon Guido da varie parti del golfo. Qui si riparano o calafatano, inoltre, tutte le imbarcazioni dei pescatori locali che affidano alle mani esperte di Guido la loro preziosa fonte di sostentamento.
Oggi la famiglia Faggioni decide di aprire ancora una volta al mese la Baracca al paese, offrendola come contenitore-museo di quello che fu la fucina di grandi Maestri d'ascia. Qui il paese potrà specchiarsi e riconoscere in qualche modo le proprie origini ammirando tutti i suoi strumenti di lavoro originali, i legni a stagionare pronti per fasciare un gozzo lasciato qui incompleto dal 1978 ed oggi elemento prezioso di didattica per le nuove generazioni, il pentolino ancora colmo di pece cristallizzata, la stoppa e il maglio dentro la "marmotta" pronti per il calafataggio, tutti gli odori ed i profumi del legno che qui ha perso tutti i suoi segreti e, naturalmente, il Gatto nero appeso alle travi come oggetto da museo entrato nella leggenda e nella storia di una borgata fortunatamente ancora molto attiva e bisognosa di risvegliare tradizioni perdute e, per questo, mitizzate.