Il 20 gennaio del 1942 a Wannsee, una località nelle immediate vicinanze di Berlino, si riuniscono 15 funzionari di alto rango nella gerarchia del Terzo Reich. Di quell’incontro ci resta il verbale contenente il protocollo di eliminazione fisica degli ebrei d'Europa, la cosiddetta soluzione finale. In essa sono contenute in maniera dettagliata le modalità di sterminio, decise a tavolino quel giorno. È il primo caso di eliminazione pianificata di un popolo e a oggi, l'unico per dimensioni. Furono assassinati oltre sei milioni di ebrei.
Non esistono altri esempi quantitativamente e strutturalmente nella loro attuazione paragonabili. Fu difficile da subito, eccezion fatta per i tribunali di Norimberga, ricostruire quanto accadde e farlo diventare parte della storia europea. Si voleva rimuovere l’orrore e non solo. Oggi c’è una Giornata della Memoria che ha l’importante e difficile compito di proteggere i fatti e non farli inquinare o negare. Un modo per non rendere giustizia, per quanto si possa, alle vittime della storia (di ogni parte) è quello di confondere le situazioni e le vicende, di creare strumentali paragoni e parallelismi che spesso sono il malcelato tentativo di strumentalizzazione priva della necessaria competenza e conoscenza storica.
Le vicende istriane, dalmate e friulane e del confine nord est dell'Italia hanno una storia di tensione etnica lunghissima e complicata, che si lega a innumerevoli vicende di un confine tormentato, vicende indagate magistralmente da diversi storici consapevoli della delicatezza dell'argomento. Le vicende terribili e cruente che videro un apice nella crudeltà delle foibe, episodio oggi commemorato ogni anno con l'istituzionalizzata Giornata del Ricordo, accadute nell'autunno del 1943 e alla fine del Secondo Conflitto Mondiale hanno una loro storia che deve essere pensata in quello che è.
Una scuola, quale il nostro Istituto, considera inaccettabile mettere sullo stesso piano questi eventi, confonderli, come se si trattasse di una banale tenzone sportiva.
È doveroso ricordare tutte le vittime delle guerre e della crudeltà dell’uomo ma anche evitare che ne vengano fatte strumentalizzazioni. Equiparare il Giorno della Memoria e il Giorno del Ricordo è il torto peggiore che si possa fare alle vittime e alla storia. L'immagine in cui si leggono i nomi dei relatori dell'imminente incontro per il Giorno del Ricordo al Teatro Impavidi e, sullo sfondo, la foto dell'ingresso di Birkenau è indecente per il messaggio che si vuole far passare: Birkenau e l'olocausto come le foibe. Ci auguriamo che questo sbaglio sia frutto di una “svista” superficiale seppur grave. Ai ragazzi abbiamo il dovere di raccontare i fatti storici per quello che sono. A tutti noi il dovere di ricordarci, almeno ogni tanto, che la tragedia della morte non si deve mai strumentalizzare.
La nostra adesione all’iniziativa, lodevole, promossa dall’Istituzione cittadina rimane confermata (così come quella per la Giornata della Memoria) ma è doveroso da parte nostra sottolineare le incongruenze manifeste. Ci auguriamo, ne siamo certi, che lo spiacevole equivoco venga al più presto recuperato.
Generoso Cardinale
Dirigente scolastico Parentucelli - Arzelà