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La divulgatrice scientifica spezzina Sabrina Mugnos è finalista al Premio COSMOS 2025 In evidenza

di Anna Mori - Candidato il suo ultimo libro “L’Universo che sussurra”, uno sguardo attento sul cosmo e sulla possibilità che l’universo non sia muto, ma ci sussurri da sempre che non siamo soli.

Ci sono persone che non si limitano a guardare le stelle: le ascoltano. La divulgatrice spezzina Sabrina Mugnos, è una di queste. Nelle sue parole, la scienza diventa racconto, la ricerca si fa emozione, e l’universo stesso sembra vibrare di una voce antica.

La sua ultima opera, “L’universo che sussurra”, l’ha condotta tra i finalisti del Premio COSMOS 2025, il più importante riconoscimento italiano dedicato alla divulgazione scientifica nei campi dell’astronomia, della fisica e della matematica.
Dal 10 al 12 ottobre, Sabrina sarà a Reggio Calabria per il Festival COSMOS, promosso da scienziati di fama mondiale e sostenuto dalla Società Astronomica Italiana (SAIt), un appuntamento che intreccia cultura, scienza e futuro.

“Essere finalista del Premio COSMOS è per me un grande onore – racconta – e un riconoscimento che condivido con tutti coloro che credono nel valore della divulgazione come ponte tra scienza e società. Portare la meraviglia dell’universo tra le persone è la mia più grande passione”.

In finale con la divulgatrice scientifica spezzina anche Giuseppe Alonci “La chimica dell’Universo - A spasso nell’universo tra molecole e pianeti” (Piemme); Lorenzo Colombo- Matteo Miluzio “Perché il cielo non ci cade sulla testa?” (Hoepli); Chris Impey “Mondi senza fine - Esopianeti e il futuro dell’umanità” (Apogeo); Piero Martin “Storie di errori memorabili” (Edizioni Laterza); Maggio Aderin Pocoock “La scoperta dell’universo” (Apogeo); Elisabetta Strickland “Emmy Noether - Vita e opere della donna che stupì Einstein”.

Nel suo libro, Sabrina Mugnos accompagna il lettore in un viaggio affascinante tra Marte, i meteoriti, gli asteroidi e le profondità cosmiche dove la vita potrebbe celarsi in forme ancora sconosciute.
Racconta la ricerca di vita extraterrestre non come un sogno fantascientifico, ma come un campo di studio concreto, radicato nella domanda più antica dell’umanità: come è nata la vita sulla Terra, e dove potrebbe essersi ripetuto quel miracolo?

Il suo racconto parte dal pianeta rosso, Marte, il “gemello prematuramente morto” della Terra, che un tempo – spiega Mugnos – aveva un’atmosfera spessa, oceani, laghi e fiumi: condizioni ideali per lo sviluppo di forme di vita primordiali. “Sarebbe quasi sorprendente non trovarla”, afferma, riferendosi ai fossili o alle tracce biologiche del primo miliardo di anni del pianeta.

Ma la ricerca non si ferma lì: si estende ai meteoriti, agli asteroidi e ai pianeti extrasolari che orbitano attorno a stelle lontane. L’obiettivo è trovare un mondo simile al nostro, dove il carbonio e l’acqua possano intrecciarsi ancora una volta nel mistero della biologia.

Sabrina Mugnos racconta anche l’altra grande frontiera della ricerca: quella della vita intelligente. “Cerchiamo civiltà che, come noi, possano aver sviluppato una tecnologia capace di comunicare”, spiega.
Le onde radio, le trasmissioni televisive, e persino le sonde che viaggiano ai confini del Sistema Solare – come le Voyager o le Pioneer – sono le nostre bottiglie lanciate nel mare del cosmo.

E mentre noi inviamo messaggi nel buio, oggetti misteriosi provenienti da altre stelle attraversano il nostro cielo. Dopo ‘Oumuamua (2017) e la cometa 2I/Borisov (2019), è ora il turno del nuovo corpo Atlas, terzo oggetto interstellare mai osservato, che ha suscitato grande curiosità nella comunità scientifica per le sue caratteristiche anomale.
Osservato a luglio oltre l’orbita di Giove e transitato il 3 ottobre a soli trenta milioni di chilometri da Marte – in prossimità di numerose sonde spaziali – Atlas potrebbe svelare informazioni preziose sulla materia proveniente da altri sistemi stellari. Alcuni scienziati, tra cui Avi Loeb, direttore del Dipartimento di Astrofisica di Harvard, non escludono che si possa trattare di un manufatto alieno, seppur la spiegazione più probabile resti quella naturale.

Nel raccontare tutto questo, Sabrina Mugnos non perde mai il tono umano che la contraddistingue. La sua divulgazione non è mai fredda o accademica: è una narrazione viva, capace di trasformare la complessità scientifica in emozione, di restituire alla scienza la sua dimensione più profonda — quella dello stupore.

Essere finalista al Premio COSMOS 2025 significa dunque molto più di un riconoscimento personale: è il segno di un impegno costante nel rendere la conoscenza accessibile, nel mostrare come la ricerca dell’altro da noi – che sia una forma di vita o una nuova idea – sia la stessa che ha sempre spinto l’umanità a evolvere.

Il Festival COSMOS, che si terrà dal 10 al 12 ottobre 2025 nella Città Metropolitana di Reggio Calabria, culminerà con la cerimonia di premiazione domenica 12 ottobre alle ore 18:30 al Teatro Francesco Cilea.
Sarà l’occasione per celebrare non solo i vincitori, ma anche un modo di intendere la scienza come dialogo culturale, come linguaggio universale che unisce ricercatori, studenti e semplici appassionati.

Durante i giorni del Festival, Sabrina Mugnos condividerà immagini, racconti e video dell’evento, invitando il pubblico a seguirla in questo viaggio alla scoperta dell’universo che – come il titolo del suo libro – non smette mai di sussurrare.

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