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Xylella in Costa Azzurra: no allarmismi, ma monitoraggio in Liguria In evidenza

Scoperti due casi di Xylella in Francia: massima attenzione per la notizia che genera alcune preoccupazioni al comparto olivicolo del ponente ligure che ad oggi risulta territorio indenne dal contagio. Oltre confine però occorre agire con tempestività per verificare la diffusione, procedere immediatamente all’isolamento delle piante infette e attivare tutte le misure necessarie ad evitare l’estendersi della contaminazione.

È quando afferma Coldiretti Liguria in riferimento all’individuazione per la prima volta di due olivi positivi alla Xylella Fastidiosa in Francia, nel dipartimento Provenza-Alpi-Costa Azzurra, ad Antibe e Mentone, ai confini con la Liguria. Sotto accusa anche in questo caso è il sistema di controllo dell’Unione Europea con frontiere colabrodo che hanno lasciato passare materiale vegetale infetto, poiché anche il batterio che sta distruggendo gli ulivi pugliesi è stato introdotto con molta probabilità nel Salento dal Costa Rica attraverso le rotte commerciali di Rotterdam.

Fino ad oggi tutti i controlli del servizio fitosanitario regionale sono risultati negativi e non si parla di pericolo di contagio per le piante liguri, risparmiate dall’infezione da Xylella Fastidiosa, il pericoloso batterio che vive e si riproduce all'interno dell'apparato conduttore della linfa grezza e responsabile della devastazione del patrimonio olivicolo pugliese negli anni scorsi.

“Gli ulivi infetti oltre frontiera ci preoccupano, ma – affermano il Presidente di Coldiretti Liguria Gianluca Boeri e il delegato Confederale Bruno Rivarossa - al momento nella zona “cuscinetto” di Ventimiglia non sono stati riscontrati casi d’infezione e questo è un dato che fa ben sperare. Il settore olivicolo, che si concentra soprattutto nel ponente, è uno dei primi settori vitali dell’economia agricola regionale, che, ad esempio, per l’annata 2018 ha contato la raccolta più di 300mila quintali di olive per una produzione d’olio di circa 25mila quintali, di cui 5mila certificati DOP. Per questo, ma anche per salvaguardare un patrimonio regionale culturale, ambientale ed economico-storico che conta varietà pregiate uniche al mondo come la taggiasca, bisogna fare tutto il possibile per evitare il contagio.

Serve una strategia condivisa – concludono Boeri e Rivarossa - tra enti regionali, nazionali e comunitari per fermare la malattia, dal momento che, per effetto dei cambiamenti climatici e della globalizzazione, purtroppo si moltiplica l’arrivo di materiale vegetale infetto e parassiti vari che provocano stragi nelle coltivazioni. Per questo serve un cambio di passo nelle misure di prevenzione e di intervento sia a livello comunitario che nazionale anche con l’avvio di una apposita task force”.

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